Chi ha paura del leone di San Marco

LEONE SANMARCOdi Valter Roverato – Volevo dire qualcosa sul divieto di portare e sventolare la bandiera di San Marco allo stadio. Dicono che sia stato vietato perché “simbolo Venetista”, ma è proprio vero! E’ proprio così: quella bandiera è proprio il simbolo della veneticità, del venetismo, inteso come modo di essere, di pensare, e di agire, ed è giusto e mi rende orgoglioso il fatto che gli italioti abbiano paura, ancora oggi dopo tantissimi anni, di vedere quella bandiera, perché è la nostra bandiera, non ha nulla a che fare con l’italia, nata per caso più di un secolo e mezzo fa, e noi Veneti sappiamo bene come.

Certo, allo stadio è ammessa solo la bandiera della propria squadra ed al limite quella tricolore, così ha detto il questore. Certo che mi sento veramente fiero ed onorato se gli italiani hanno ancora paura della mia bandiera Veneta, e deve essere sempre così, quel leone deve e dovrà ancora fare paura, è il simbolo di un vero popolo, da sempre esistente, oltremodo glorioso e fiero, di una nazione che per nascere non ha avuto bisogno di un referendum-truffa e dei sotterfugi e delle manovre che lo hanno preceduto (prima che si tenesse, chissà perché, lo chiamavano già “plebiscito”, mentre il Veneto era già stato “passato” dalla Francia all’Italia in una stanza dell’Hotel Europa lungo il Canal Grande) e seguito.

Noi Veneti non dobbiamo costruire una nazione che non esisteva e che ancora non esiste, come l’italia, ma lottare per liberare una nazione che dovrà tornare ad esistere come è sempre esistita, che ha i suoi simboli veri e genuini, oggi riconosciuti con paura dall’occupante italiano tanto da vietarli negli stadi, malgrado siano comunque riconosciuti dalla loro stessa legge come simbolo regionale e debbano, sempre per legge, essere esposti fuori dai siti “istituzionali”. Cari invasori italiani, sappiate che quella bandiera che vi fa paura è unica al mondo, ha una grande e gloriosa storia, una storia che comincia praticamente 15 secoli fa, ha 6 code, le 6 frange che, oltre a rappresentare i 6 sestieri di Venezia, hanno anche la funzione di proteggere la parte centrale della bandiera, così che essa non venga danneggiata dalla ripetuta esposizione agli eventi atmosferici.

Essa veniva usata dalla Marina militare e dalla flotta mercantile di Venezia, che era la più ricca e potente del mondo, e non ci sono mai state leggi che la imponevano (come oggi il vostro tricolore), né che la vietavano, ma era “sentita”, faceva parte del comune sentire di un popolo, e proprio perché non era “codificata” da una qualsivoglia legge, la bandiera Veneta in origine era nata col leone di San Marco su sfondo blù, perché blù è il colore del mare, e solo successivamente il colore fu cambiato, forse per renderla più visibile da lontano sulle navi che solcavano i mari, o forse per ricordare il colore del sangue, ma non ci sono mai state leggi ad imporre tutto ciò. E, caro questore, sappia che quella bandiera che ha vietato allo stadio è l’unica bandiera che riporta la parola “pace”, sul libro che il leone tiene sotto le sue zampe: “Pax tibi Marce, evangelista meus”, si dice su quella pagina, ed è quella pace che voi italiani ci avete tolto da quando avete occupato i nostri territori. Ma quel libro a volte veniva sostituito con una spada, e quello era il vessillo usato per lo più dalle navi militari, si dice, mentre quando quel libro era chiuso indicava che c’erano dei conflitti fra la Repubblica Veneta ed il luogo dove veniva portata la bandiera. Quel simbolo, il Leone Veneto, è ancor oggi murato e scolpito su moltissimi edifici nel Veneto, e non solo, e questo nonostante il “passaggio” di Napoleone Bonaparte, che tentò di toglierli, e sappiamo bene quale fine egli abbia fatto.

Per secoli quella bandiera è stata affissa in ogni capoluogo della Serenissima Repubblica Veneta, ed era il Doge stesso che provvedeva a far spedire gratuitamente, dove c’era bisogno, il palo e la bandiera da esporre, ed anche a far sostituire quel palo quando esso era deteriorato. La comunità di Perasto, che oggi corrisponde al Montenegro, per 377 anni custodì gelosamente quella bandiera, c’erano 12 persone, chiamate gonfalonieri, che la proteggevano anche a costo della loro vita, che 8 di loro eroicamente lasciarono sul campo nel 1571 durante la battaglia di Lepanto. Quindi quella bandiera ha una storia gloriosa, di una Repubblica fiera e vincente per un millennio almeno, cosa che non si può certo dire di quel tricolore che però è ammesso nei campi da calcio. Ecco perché vi lascio portare negli stadi, cari italiani, il vostro “caro” simbolo senza storia né identità ed imposto dalla vostra legge, e mi tengo ben stretto il mio, che è sempre stato nel cuore mio e di tutti i Veneti, senza bisogno di un codice che me lo imponga e lo protegga. La bandiera Veneta la proteggo io, non la legge: bella differenza col tricolore!

Quindi caro prefetto italiano, sappia che quella bandiera non è solo un “simbolo Venetista”, come lei ha detto, cosa che comunque ci onora, ma è supremo simbolo di tutti noi Veneti, ed è una bandiera di pace, libertà, identità, cultura ed appartenenza, e non sarà mai il suo divieto, né il divieto di una legge italiana a togliercela dai cuori, ma solo dai vostri stadi violenti e razzisti, cosa che mi fa anche piacere, anzi quasi quasi lo auspico, e chiedo ai partiti italiani di non cancellare quella legge, perché associare la mia bandiera Veneta a quel tipo di “spettacoli” non è certo edificante, né fa onore al mio glorioso Leone.

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