di Valter Roverato – Nel Nord di questo cosiddetta nazione chiamata Italia, ormai tanti anni fa, girando per i vari paesini delle campagne padane, ma anche per alcune delle città più grandi, ed interrogando le varie persone, si poteva percepire forte la voglia e l’idea di essere molto più autonomi, di autogovernarsi, di essere “padroni in casa propria”, in molti casi si parlava anche di secessione da roma e dai poteri centralisti. Nacquero quindi dei movimenti autonomisti-secessionisti-federalisti qua e là, che si presentavano alle varie elezioni locali e riscuotevano un certo successo.
Arrivò quindi Umberto Bossi, dalla Lombardia, che ebbe la lungimirante idea di unire, federare, questi piccoli partiti in un unico grande Movimento che potesse portare fino a roma tutte queste istanze dei cittadini del Nord, e nacque così la Lega Nord, con il progetto, a lungo andare, di federare assieme le regioni del Nord fino a creare uno stato che si chiamerà Padania. La Lega era un movimento che localmente riscosse un grande successo, arrivando a governare molti territori, molti comuni grandi e/o piccoli, in qualche caso anche ottenendo percentuali che si direbbero “bulgare”, ma anche a roma ottenne di mandare in parlamento molti deputati e senatori, per discutere di questo progetto, e portarlo avanti, tanto che per molto tempo si parlò di federalismo, di indipendenza, di autonomia, erano divenuti gli argomenti del giorno in qualsiasi “talk-show” politico televisivo, oggetto di molte discussioni. Ricordo che nella Lega Nord c’era una struttura molto ben collaudata, con sezioni in tutti i comuni, sezioni provinciali, regionali (nazionali), costituite da molti militanti che facevano un grande lavoro di propaganda, di promozione, di diffusione dell’idea leghista, con manifesti, volantinaggi, gazebo (invenzione leghista di successo ora copiata malamente dai partiti italiani), l’allestimento di varie feste, e poi con l’associazionismo padano.
Tutto questo lavoro, col tempo, evidentemente dava fastidio agli italiani, che spesso mandavano i loro “democratici” scagnozzi squadristi (normalmente di un certo colore politico) ad attaccare fisicamente i leghisti, distruggendo gazebo e mandando addirittura in ospedale alcuni militanti, i quali però non si sono mai scoraggiati e puntualmente ritornavano ancora nelle strade e fra la gente a fare il loro lavoro, rimettendoci in molti casi in termini di vita sociale personale e di denaro. Una potenza, quindi, (tanto che lo stesso Bossi un giorno chiamò la Lega “La potentissima”), formata da gente instancabile, che si trovava puntualmente tutta, in molte migliaia, annualmente sia sul pratone di Pontida sia in Riva sette Martiri a Venezia, sia in varie feste che si tenevano in giro, nei territori padani. E ci conoscevamo quasi tutti, in pratica, perché Bossi ci aveva uniti in un qualcosa che andava al di là del semplice “partito”, ma che era diventato quasi una piccola, grande famiglia, la famiglia della Lega, la famiglia Padana. Una cosa, questa, che avrebbe portato certamente nel tempo a delle sempre più grandi vittorie in termini elettorali, e che avrebbe portato all’affermazione delle idee di libertà, di indipendenza da uno stato oppressore.
Ma poi accadde l’imponderabile: la malattia di Umberto Bossi, che lo allontanò giocoforza per molto tempo dalla famiglia padana, e qui roma vide subito un’occasione da sfruttare per distruggere la Lega, e cominciò il suo lavoro infiltrando i suoi “agenti sotto copertura” nel Movimento, e quindi cominciarono le prime espulsioni immotivate, gli allontanamenti di fatto di altri militanti, mentre altri vennero isolati e se ne andarono di propria volontà, poi le prime indagini della magistratura italiana, e poi infine ecco la mazzata finale: Matteo Salvini. Quello che era “uno di noi”, come cantavano in coro i militanti anni prima, adesso è diventato “uno di loro”, degli italiani, dei centralisti, di quelli che vogliono mantenere il potere fine a sé stesso, senza portare avanti idee innovative, com’era (ed è ancora, però) quella dell’autogoverno del territorio, della Padania, ma inneggiando a quello stato che fino a qualche tempo prima tutti sentivano come oppressore, uno stato che comandava nei nostri territori nulla sapendo e nulla conoscendo di essi, ma solo per volontà di comando, di potere, di sfruttamento di un territorio ricco, arricchitosi per l’indefesso lavoro, il sacrificio e l’abnegazione della sua gente, per trasferire quella ricchezza al resto di quella cosiddetta nazione italica, perennemente “povera”, abituata ormai ad essere sempre e solo assistita in tutto e per tutto. Ricordo che i militanti della Lega Nord erano moltissimi, ed erano moltissimi anche i sostenitori, persone che non potevano dare di più se non il sostegno economico, ma che rappresentavano la base del Movimento.
Non si diventava militante così per caso, lo si doveva meritare: ci si doveva impegnare, si doveva girare, partecipare ai vari gazebo, alle varie feste, alle varie riunioni delle sezioni, cercare di tenerle aperte il più possibile, attaccare manifesti, diffondere l’idea della Lega attivamente, e poi dopo un po’ di tempo si diventava militante a tutti gli effetti, con la possibilità anche di essere eletti a varie cariche interne alla Lega, e di essere eletti in qualche istituzione. Adesso, che lo si voglia o no, quella Lega non c’è più: è rimasto solo il nome, mutilato della Padania, è rimasta una parte del simbolo tanto amato, l’Alberto da Giussano, mutilato del sole delle Alpi, è rimasto il colore blù cupo, mutilato di quel verde Padano che a vederlo ti si apriva il cuore. Il Movimento Padano è diventato un partito italico, come quei partiti che inizialmente combatteva, cosa per cui la Lega era nata (erano i tempi di Tangentopoli). Si è introdotto nella Lega il tricolore italiota, quello che i militanti leghisti non potevano proprio sopportare, si è introdotto il concetto di “prima gli italiani”, mentre in precedenza era “prima il nord”, si è quindi mutata la “ragione sociale” della Lega, pur restando in un angoletto dello statuto l’indipendenza della Padania (che verrà tolta quanto prima, in silenzio, con un veloce blitz degno delle forze speciali americane, lo hanno già pianificato), probabilmente per continuare a spruzzare fumo negli occhi di quei militanti che ci credevano e ci crederebbero ancora, e che restano forse aggrappati proprio solo a quella dicitura nello statuto della Lega ora di Salvini. Ma adesso anche quella postilla verrà eliminata, lo hanno previsto già, e del resto di fatto non era più attuale, bastava guardare il simbolo della Lega diventata da “per l’indipendenza della Padania” a Lega “per Salvini premier”, dato che quello ora è il solo, unico obiettivo di quel partito, dare un “lavoro”, una sedia ben retribuita ed italiana, dopo quella europea, a Salvini (e conseguentemente a molti suoi amici italioti), non c’è più la nobiltà di un’idea di un popolo intero da portare avanti. Ma la domanda che mi faccio è: in tutto questo cambiamento, i militanti della vecchia Lega Nord, adesso sostengono tutti in massa questa “nuova” lega, sono proprio tutti rimasti in quest’ultima lega italiana? Con quale faccia si presentano adesso davanti al popolo del nord, il popolo Padano che dovevano difendere?
Come fanno quei militanti che prima sostenevano un’idea, ad andare ora in direzione opposta? Come fai ad essere un giorno per l’indipendenza della Padania, ed il giorno dopo sventolare il tricolore? Dov’è andata la coerenza? Se l’è mangiata l’italia, anche quella? Quei militanti che prima erano al mio fianco a volantinare, ad attaccare manifesti, a fare i gazebo, ad informare la gente del nord, la pensavano veramente così, o erano lì anche a quel tempo solo per avere un tornaconto personale, come quello che adesso è diventato la regione di vita per il loro capo, anzi “capitano”, Salvini? Erano tutti già dei traditori “in pectore”, quei militanti? O sono stati abilmente ingannati? Io sono uno di quelli che ancora credono che se si ha un’idea, e si lavora per farla diventare vincente, non si può da un giorno all’altro cambiare quell’idea ed addirittura mettersi a lavorare per portare avanti l’istanza esattamente opposta: non si può essere un giorno indipendentisti, e l’altro giorno centralisti. Avevamo già in seno delle serpi, quindi? O solo degli ingenui che sono caduti nella trappola del “Capitano-capitone”? Io non credo. Il lavoro sottobanco degli infiltrati italioti ha avuto successo: si è promesso qualcosa (sedie, stipendi, potere), e si è avuto in cambio la distruzione della pericolosa Lega federalista-autonomista-indipendentista.
Però l’italia potrà forse distruggere un partito, ma l’idea, quella non si distrugge: resta là come una bomba innescata, in attesa della nascita di un altro Umberto Bossi (uno di simile, in quanto Bossi è e resterà per sempre unico ed irripetibile) pronto a farla scoppiare di nuovo. Sarà certo difficile avere un altro “simil-Bossi” in tempi brevi, tant’è vero che il Nord ne è tutt’oggi alla ricerca, e chissà mai quando lo si troverà, ma i militanti Salviniani (se esistono ancora) se ne facciano una ragione: l’indipendenza del Nord, del Veneto, della Lombardia, del Piemonte, della Liguria, del Trentino, del Friuli, di tutto il Nord di questa cosiddetta “nazione” presto tornerà alla ribalta, non può che essere così, perché queste idee sono sane e sacrosante, e meritano una risposta, e prima o poi l’avranno. Sedetevi intanto sulle vostre sedie tricolori, cari “leghisti”, continuate a riscuotere anche voi il lauto stipendio italiano, in gran parte pagato dal popolo Veneto e Padano tutto, fintantoché la pacchia dura. Ma sappiate che questa pacchia finirà, sotto i colpi del popolo del Nord. Dobbiamo solo riorganizzarci e rialzare la testa, cosa che non ci spaventa, cosa che qui siamo abituati a fare, noi non aspettiamo lo stato italiano, andiamo avanti con le nostre forze, che sono talmente grandi che ci hanno perfino permesso finora di mantenere una buona metà del “paese” italia, figuriamoci….