di BRUNO DETASSIS – Sarà anche stato vero che non si mangiava carne, ma nel 1861, al tempo dell’Unità d’Italia, i cittadini non mangiavano il pane del giorno prima come succede oggi, tanto che se ne sbaffavano più di un chilo al giorno. Oggi il pane è un bene prezioso e non si getta, tanto che secondo un dossier Coldiretti, quasi la metà degli italiani (46 per cento) mangia il pane avanzato dal giorno prima. Per risparmiare ancora di più, crescono le famiglie che si fanno il pane in casa, con oltre 16 milioni persone che, almeno qualche volta, ci provano.
I dati, illustrati ad una importante e recente ‘Festa del Pane’ di Expo al Padiglione Coldiretti, dove erano stati preparati i piatti antispreco che recuperano il pane avanzato, dalla panzanella al pane cotto con verdure, dalle bruschette alle polpette, dai canederli alla ribollita, dicevano anche che il 18 per cento degli italiani lo surgela, il 12 per cento lo grattugia, il 15 per cento lo dà da mangiare agli animali mentre nel 9 per cento delle famiglie il pane non avanza mai. Ma i consumi sono scesi nel 2014 al record negativo di circa 90 grammi, pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due rosette piccole) a persona.
Numeri ben differenti da quelli dei Paesi che guidano la top ten mondiale dei consumi di pane, che vede al primo posto la Turchia, con 105 chili di pane pro capite consumato, il triplo degli italiani, seguita dal Cile, con 96 chili a testa. Al terzo posto gli argentini (76 chili pro capite annui), seguiti a pari merito da svizzeri, polacchi e greci, tutti con 70 kg annui. Poco sotto gli irlandesi (68 chili) che precedono ungheresi e olandesi, appaiati a quota 60 chili. Chiudono la classifica i tedeschi, con 55 chili di pane pro capite.
Bei tempi quelli in cui si diceva “va via come il pane”. Oggi i numeri sono da carestia.