Cara Lega, avete preso la scuola. Bene. E adesso che cosa volete farne?

SCUOLA PUBBLICA

di GIUSEPPE REGUZZONI – Era il novembre del 1947, quando Scelba sostituì Ettore Troilo, prefetto di Milano, gradito ai comunisti, con  il democristiano Vincenzo Ciotolo. Successe di tutto, compresa l’occupazione della prefettura. Giancarlo Pajetta, a capo dei manifestanti,  chiamò al telefono, a Roma, Palmiro Togliatti, segretario del partito. “Compagno Togliatti – disse trionfante – abbiamo occupato la prefettura di Milano!”. La replica del Migliore fu glaciale: “Bravo! E adesso che ve ne fate?”. Ed era il PCI, una formidabile macchina da guerra ideologica, con un sistema progettuale integrale e coerente.

Oggi la Lega ha preso il Ministero della Pubblica Istruzione. Per la prima volta nella storia il sistema scolastico italiano (si dice, il terzo datore di lavoro al mondo dopo i ministeri della difesa di USA e Francia), che coinvolge milioni di famiglie, è nelle mani di una forza teoricamente antisistema. Ebbene, la Lega, che cosa ha intenzione di farne? La Rivoluzione o lasciare tutto così com’è, governando l’esistente? Le speranze che questo governo sta destando sono grandi e meriterebbero di essere confortate con una risposta a tale quesito non certo secondario. Per ora, la benevolenza, più che di cortesia, con cui i vertici romani delle forze sindacali, stanno guardando al nuovo ministro, lasciano intendere che non ci saranno pesanti contestazioni. L’unico rischio è quello legato a una critica „complessiva“ al nuovo governo, di cui anche il più irenista tra gli esponenti del nuovo corso potrebbe rimanere vittima. Vedremo. Intanto, almeno a livello programmatico, non una parola è stata pronunciata circa l’urgente revisione della cosiddetta “buona scuola”, e nemmeno circa la marea di progetti politicamente corretti che da anni stanno inondando (e inquinando) la scuola italiana: dal gender a tonnellate di iniziative di indottrinamento politicamente corretto.

Ora,   a parte il fatto che la scuola è sempre meno un luogo dove si insegna e sempre più un luogo dove arrivano progetti calati dall’alto,  che idea di educazione e quali progetti in merito alla riforma della scuola ha in mente il nuovo ministro? Di più: c’è un qualche raccordo tra il progetto sulla scuola del Ministro della Pubblica Istruzione e quello della Famiglia?  Oppure l’idea è di lasciare tutto così com’è, buttando qualche contentino sindacale a una classe docente sempre più demotivata e umiliata,  e non solo economicamente.  È possibile sperare ancora che la scuola torni a essere un luogo dove si insegna e si impara, al cui centro siano alunni, docenti e famiglie, e non gli apparati burocratici e le agenzie che si stanno arricchendo sulla miriade di progetti e progettini imposti dall’alto? Se veramente si vuole cambiare qualcosa, è così difficile cogliere la centralità dell’insegnamento?  È lì che iniziano la riedificazione o la demolizione definitiva della nostra civiltà. Perciò, se non si interviene lì, la guerra è persa. Gramsci docet, quando ci insegna che l’egemonia culturale precede quella politica. Il PD, partito borghese-liberista-globalista, ha ereditato l’egemonia sulla scuola, ma sta sperperando un patrimonio decennale, sacrificandolo al suo nuovo corso. Proprio per questo, con la crisi di questa egemonia, per chi volesse mettervi mano, la crisi presente è persino un’occasione.

E la Lega? E questa Lega? Che intende fare? Come Pajetta con la sua prefettura, ora ha la scuola, ma che cosa se ne farà?  Ci regalerà l’ennesimo progettino, magari di educazione fisica alle elementari?   È vero che la scuola non è un’azienda dove distribuire posti di comando, ma, se non si interviene lì,  non ci sarà nessun cambiamento. Ministro, tagli il ministero, lo riduca all’osso, e ridia fiato alla scuola vera, che è quella che si fa nelle aule e sul territorio.  Potenziamo anche l’educazione fisica, ma con un progetto culturale. I Greci, in fondo, educavano attraverso la ginnastica e la poesia, ambedue specchio di un grande ideale. Perché è di motivazioni ideali che ora abbiamo più che mai bisogno. Abbiamo bisogno di EDUCAZIONE, e, dunque, della scuola che educa:    educazione estetica, scientifica, tecnica etc etc …  quella che fa nascere domande, curiosità, sensibilità … Invece abbiamo la “buona scuola”, cioè la versione più vuota e noiosa del peggiore costruttivismo senza spirito, senza cultura profonda.  In ritardo, ovviamente. In America, dove l’hanno inventato,  lo abbandonano;  noi, che avremmo ben altra tradizione, lo imitiamo nella sua forma peggiore, la sua caricatura nazionalburocratica.  Intendete seguire questo modello, nato vecchio e sterile, e rimanerci dentro o volete provare a cambiare qualcosa È così difficile capirlo? basterebbe che le leggi sulla scuola le facesse chi nella scuola c’è, non dei burocrati senz’anima. E per essere nella scuola bisogna insegnare o avere insegnato, stare tra i banchi o esserci stati a lungo.  Punto. Avete preso la scuola. Bene. E adesso che cosa volete farne? Riformicchie o riforma?

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