di Roberto Bernardelli – In un paese normale il voto sarebbe stato la strada maestra. Invece dal 2018 ad oggi una serie di non eletti governa da Palazzo Chigi. E a fronte di rotture e ricuciture, dentro e fuori, davvero ai partiti non passa per la testa di andare a votare. Con i nuovi collegi, più della metà resterà a casa.
Poi c’è la legge elettorale in fase di revisione annunciata, possibilmente proporzionale, così da sistemare anche i più piccoli come ai vecchi tempi.
E mentre galoppa l’inflazione, si esce da due ondate Covid e si è dentro fino al collo nella guerra del gas, delle materie prima.
A Roma? Il caos, come titola il nostro quotidiano. Tassisti inferociti, reddituali di cittadinanza incalliti che reclamano il rinnovo del sussidio a fondo perduto, aerei in piena stagione turistica che si fermano. E i 5Stelle tirano per la giacca il premier Draghi. Una volta per il termovalorizzatore a Roma (in fiamme per i rifiuti e le ripicche dei malavitosi), una volta per quanto più sta a cuore per il movimento in cui vale uno. A me pare piuttosto uno vale zero, a guardare la lungimiranza della strategia politica.
In tutto questo il Nord che fine fa?
Salvini e Letta ricordano agli alleati di governo che se una forza di maggioranza non vota un provvedimento della maggioranza il governo non ha più appunto i numeri. Cadrà il castello di sabbia?
Noi intanto continuiamo a pagare bollette, accise, a prepararci al taglio dell’acqua, del gas e del pane.
Questa è l’Italia.
Onorevole Roberto Bernardelli, presidente Grande Nord