di CORRADO CALLEGARI – Le adunate oceaniche di ieri sono i like sui social. Ma la democrazia sappiamo è anche un’altra cosa. Il consenso del Carroccio costruito attorno ad uomo solo della Provvidenza sta costruendo militanti d’opinione, non di sostanza. Avvicina opportunisti e cittadini che vogliono un sogno: credere che le promesse politiche si avverino. Si chiama più o meno populismo, e può arrivare al punto da prendere e pretendere il contro del territorio.
L’altro giorno sul Gazzettino, storico quotidiano veneto, un articolo dal titolo “Da Re gela tutti: “Su Venezia decide Salvini”, esprime in poche lapidarie sillabe lo stato del’arte in regione. Ai tempi di Flavio Tosi, segretario della Liga Veneta, c’era una segreteria provinciale, a Venezia. Furono tempi in cui molti se ne andarono: in 500 dissero ciao. Non stiamo a fare processi al passato, ma attualmente quei 500 non sono più stati rimpiazzati, mi risulta. Né mi pare vi sia la coda ad aprire sezioni del partito. Sono cose vecchie, basta connettersi a internet. Guardarsi in faccia a parlar di politica non si fa più, si aspetta la diretta su fb sul tetto del Viminale. Ecco, se è vero che la modernità avanza e noi ne siamo parte, è anche vero che il Veneto, un tempo, avrebbe puntato i piedi e avrebbe detto: il Veneto decide per sè, non lo deve fare il segretario del partito.
Sono cose che non ci interessano, è un partito che appartiene ad altri, ma non si può negare la crisi che attraversa e divide la Lega. Da una parte Da Re, con la sua truppa, che sta con Salvini, dall’altra il governatore Luca Zaia, con i suoi, che deve sbollire e mediare e qualche volta vede uno del suo gruppo fare un passo più avanti a dire “basta”.
Certo, alla gente le “beghe” interne non interessano. Ma sono davvero beghe o anche questi dictat sono il segno dei tempi che vogliono l’uomo forte al comando a decidere per tutti?
Salvini confonde le questioni di Venezia con Piazza Venezia. Il Veneto delle imprese, agile, le cui decisioni arrivano sempre prima della politica, ha tante grane sul territorio. Anche qui le imprese chiudono. Le tasse sono troppo alte. Nessuno si sognerebbe mai di chiedere il reddito di cittadinanza. E allora, caro Da Re, su Venezia se proprio vuole decidere Salvini, quando ha deciso il futuro della nostra gente ci dia un fischio per l’adunata. Sarà oceanica.
Corrado Callegari, coordinatore regionale veneto confederazione Grande Nord