di Corrado Callegari – “Hoc non capio”, diceva un filologo davanti ad un documento del quale non riusciva a comprendere la possibile traduzione. E qui, il “non capisco”, si traduce pari pari al recente congresso della Lega. Non abbiamo capito una cosa: ma allora, se il governatore Zaia si sbraccia sul Gazzettino per dire che non è cambiato nulla e anzi, è solo qualche dettaglio e qualche limatina qua e là al partito, se Marcato, assessore regionale, si preoccupa su La Nuova Venezia di rassicurare la base dicendo che “non è cambiato nulla, anzi, prima i veneti poi gli italiani”, allora ci spieghino perché è stato fatto in fretta e furia un congresso per dire che non si è autonomisti, che non si punta all’autogoverno ma all’unità nazionale. Allora non serve “tranquillizzare” o minimizzare. O si è di qua, o si è di là. O si sta con la Meloni, o col territorio. O si dice prima i veneti o si dice prima gli italiani, O si lavora per il Nord, o si rappresenta il Sud. Siamo un Paese duale, lo siamo nella cultura, nella politica, nell’economia, nel pil, nel residuo fiscale.
Se non è cambiato niente, allora incazzatevi e diteci perché non pronunciate più una parola sulle tasse che versiamo e che non tornano più a casa nostra. Fare le rivoluzioni, e andare al potere, col voto, pardon, col sedere dei veneti, non è una gran cosa. Ci vediamo a maggio. Prima di tutto.
Corrado Callegari – Partito dei Veneti, Grande Nord