di CORRADO CALLEGARI – Il 25 aprile per i veneti è un giorno speciale. E’ san Marco. E’ il simbolo, l’emblema di una storia. Lo è stato fino al 1797 con la repubblica veneta. Guai, appena dopo, osare gridare viva san Marco. Si poteva finire al patibolo. Oggi è più o meno così, finisci al confino politico se gridi viva il Veneto, o viva il Nord. Ti confinano subito. Ma come, non sei anche tu populista? Non capisci che i tempi cambiano? Sei ancora così vecchio?
Eppure proprio la tragedia di Notre Dame dovrebbe insegnarci qualcosa. San Marco è a Venezia dall’828. E’ la nostra storia, è la nostra patria. Se vengono meno questi riferimenti, non si è più nessuno. Una guglia che cede sotto le fiamme è l’Europa che viene giù davanti alla pochezza della modernità che ci avvolge. Anche il 25 aprile, per noi veneti, gente del Nord, è un valore irrinunciabile. E’ resistenza al tiranno, è affidamento ad un santo, è rimarcare quello che profondamente siamo nell’anima.
Esponiamo la nostra bandiera! Leggiamo in questi giorni cronache meste sulla corsa alle candidature per le europee. La Lega di Salvini premier, ad esempio, litiga sui posti, solo due, anzi no, forse quattro nella circoscrizione nordest. Il resto non sono veneti. Tanto, cari amici, che cosa conta nel populismo? Forse il territorio? Macchè. La nazione, lo stato. E allora perché preoccuparsi? Tanto vale candidare siciliani in Veneto, forse hanno più sangue indipendentista che altri candidati.
Noi pensiamo al nostro 25 aprile, vecchio e caro.
Corrado Callegari, Responsabile Confederazione Grande Nord Veneto