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Cala consenso Lega. Ma vuoto del Nord non è politico, è scolastico. Il ministro Bussetti passa la Scuola a Salvatore Giuliano

scuoladi STEFANIA PIAZZO – Scrive correttamente Flavia Perina, editorialista de linkiesta e collega  che, come me, è tra le poche donne ad aver diretto un quotidiano di partito, che “Contrariamente alle aspettative, alle previsioni, ai sondaggi, l’alleanza di governo va a sbattere contro la questione del Nord prima del previsto, non per divisioni interne su questo o quel provvedimento ma per la torsione imprevista e improvvisa dell’opinione pubblica. I cinquantamila in piazza di Torino non possono essere liquidati dalla Lega come i venti o trentamila delle manifestazioni antirazziste di Roma o dei raduni in 60 città contro il ddl Pillon sul diritto di famiglia. Lì, in Piazza Castello, c’era anche gente loro. E se lo scontro sulla Tav era l’occasione, la causa accidentale della protesta, quando tanta gente si muove è difficile che lo faccia per un tunnel merci: c’è un tipo di preoccupazione più larga e più profonda in gioco”.

Flavia Perina mandava avanti il Secolo d’Italia quando io tentavo di farlo alla Padania. Eravamo voce di un centrodestra su posizioni diverse. Ma non estremiste. I partiti con i loro rispettivi nostri giornali, governavano insieme.  Non era, quella, una destra populista con sfumature avanguardiste. Le sfumature, magari pasticciate, erano liberali. Europeiste. Non c’era odio sociale e razziale, economico, non c’era una scuola senza la storia e la geografia, non cadevano ancora i ponti, l’editoria vera riceveva aiuti pubblici, per contrastare i giornali quotati in borsa, i quotidiani non venivano fatti chiudere, i giornalisti non diventavano puttane, esistevano ancora le Province, lo spread era basso, le case si vendevano e comperavano bene, la benzina non era a 1,9 euro e il federalismo, almeno sulla carta, teneva insieme formalmente un programma di governo. Eliminato Bossi con una mossa a tenaglia, sbaraccato tutto quanto finiva con -nord, la Lega è andata alla conquista del vuoto lasciato da Forza Italia. Da Alleanza Nazionale. Ha cannibalizzato il malumore del ceto medio spazientito dalle modestissime e meste riforme, e capitalizzato il disastro della sinistra. Che ha rottamato per prima se stessa aprendo il cammino al rottamatore selfista Salvini.

Ora, per la prima volta da mesi, cala il consenso della Lega. Ma a destra e a sinistra del Nord, della Lega, cosa c’è? o meglio, cosa resta? O, meglio ancora, cosa si può costruire, aggregare di nuovo?

In occasione dell’evento di Grande Nord a Venezia, nel settembre scorso, ricordavo il magico libro di Giuseppe Turani, “Il sogno del Grande Nord”, appassionata e disillusa disamina di un Nord senza bussola politica. Come oggi, “è un’economia alla disperata ricerca di qualcuno che la rappresenti politicamente. Sembrava avere trovato i suoi referenti in Bossi e in Berlusconi…. Fine delle speranze? Forse il destino del Nord è in un nuovo capitalismo”, affermava Turani.

 

Io non ho cambiato idea. Serve un nuovo Adriano Olivetti. Ma serve prima che una ricostruzione politica, un rinascimento. Culturale. Scolastico. Per questo non è solo questione di leader, o di partiti, come pensa Flavia Perina. Ha ragione, ma io andrei oltre. Non ci sono le teste.

Roberto Battiston a 24 anni si laurea in fisica all’università di Pisa e la Scuola normale di Pisa con una tesi sulla produzione di nuove interazioni p-p agli ISR del Cern. Sarà arabo, ma capisco che è qualcuno con la testa. Marco Bussetti, a 38 anni si laurea in Scienze Motorie alla Cattolica del Sacro Cuore con la tesi “Il minibasket: giocosport educativo”.

Il secondo oggi è ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e ha rimosso il primo da presidente dell’Agenzia spaziale italiana.

Dunque, si diceva, cala la Lega, ma al ministero della scuola, ministero che, si badi bene, per decenni la dc non ha mai mollato, arriva un insegnante di ginnastica che scala le graduatorie del successo. Deve rifare lo scritto di dirigente scolastico e lo passa con modesto successo. In compenso, il capolavoro lo fa passando le deleghe della scuola al suo sottosegretario, tale Salvatore Giuliano, pure lui docente plurititolato. Bussetti, nordico, leghista, il ministro meno ministro della storia, che pochi conoscono e che nessuno ricorderà per le eroiche gesta riformatrici, è la prima pietra tombale alla rinascita di una classe dirigente del Nord. Prima dei partiti, si costruiscono gli uomini. A scuola, possibilmente. L’unica vera riforma era lì, hanno tradito pure quella per un ex renziano sottoscrittore della “buona scuola”. Bussetti garantisce solo la pax sindacale. E’ la morte civile della scuola, la sepoltura di una rinascita del Nord. Avanti il prossimo.

 

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