di STEFANIA PIAZZO – Buon anno! Ma senza speranze salvifiche e senza un messia. Ci siamo liberati da un anno complesso. Il 2019 non sarà meno generoso di pensieri, disillusioni, slanci, promesse. Non occorre dare significati particolari ai calendari. Quelli che appendiamo o teniamo sul tavolo sono pubblicità, quelli di un tempo erano il senso di una identità, passata per secoli di tradizioni, invasioni, sovrapposizioni culturali. Oggi il calendario è lo scadenziario per pagare le tasse. A Capodanno dunque festeggiamo l’arrivo di nuovi prelievi.
GRAZIE. NEL BENE E NEL MALE
Ma desideriamo mettere un sigillo in questo passaggio dal vecchio al nuovo. Bruciamo il male, invochiamo il bene. E lo facciamo con i flash di ciò che va archiviato come con ciò che va sublimato. Come giornale che dura un giorno, da buon vecchio quotidiano, ci limitiamo ad augurare ai nostri lettori, a chi ci usa come strumento di riflessione, spunto o analisi, a chi anche ci ritiene “nemici” od ostili, di vivere al meglio questa ideale potatura tra passato prossimo e futuro che dura la soglia dal giorno alla notte, tra il 31 e l’1.
Grazie al mio editore (presidente, a proposito, è ora di cambiamenti…), grazie ai miei collaboratori, a quelli che scrivono con generosità in nome di una pluridecennale amicizia professionale che ci lega e a quelli che da poco mi conoscono ma che ritengono questo spazio di libertà d’espressione prezioso per costruire una informazione indipendente. Grazie ai lettori, anche ai pigri che leggono solo i titoli. Beh, peggio per loro! Grazie a chi non si chiede come il giornale esca a Natale, a Santo Stefano, e i giorni dopo i festivi. Non lo fa Babbo Natale. E a Natale, alla vigilia dell’ultimo, e al primo dell’anno, come tutte le domeniche, c’è una mano che prepara il quotidiano per i vostri giorni lavorativi.
MA NON FACCIAMO NESSUN BILANCIO
Abbiamo attraversato l’arrivo del governo Monti, quello Letta, Renzi, infine Lega-5Stelle. La Lega è sparita, una fase storica si è conclusa, ne è arrivata un’altra, sovranista, nazionale, populista al 30%. Tutti si chiedono quanto potrà durare l’ondata del governo del cambiamento. Nel 2019 la pressione fiscale salirà dal 42 al 42,4%. Le pensioni da 1.500 euro non saranno indicizzate. Il lavoro non c’è. Gli imprenditori sono incazzati neri. Il Pil forse salirà dell’1%. Si può andare avanti in eterno con la filastrocca delle promesse mancate. Ogni anno la stessa solfa. Da una parte ci sono i traditori, dall’altra i traditi. Ma al calendario ci pensa facebook, che ci ricorda i post più seguiti, i like conseguiti. Hai ricordi con…. esordisce ogni giorno. E’ il calendario del cambiamento, e dei post della nuova religione sovranista, nazionalista. Più post, meno santi.
Ogni governo, e a ogni anno che arriva, si aspetta un messia. Che mai arriverà. E allora, forse ci si può rifugiare e concentrare da comuni cittadini, solo sul senso del tempo che passa, sul fascino che ne ha cambiato il nome e le date. Tanto, cambiano i protagonisti, ma la politica in Italia non cambia. Meglio che l’Indipendenzanuova si dedichi oggi al calendario.
COSA FESTEGGIAMO IL 1° GENNAIO?
Cosa si festeggia il 1° dell’anno 2019? Per l’Europa occidentale, siamo al 2019esimo anno dalla data di avvio dell’era cristiana che corrisponde più o meno all’anno 754 dalla fondazione di Roma. Per alcuni l’inizio dell’anno era il 25 dicembre (da qui le scritte Anno Domini… o Nativitate Domini…), per altri era il giorno dell’Annunciazione di Maria Vergine, il 25 marzo (…Incarnatione Domini). Il Capodanno invece, è la festa della Circoncisione di Gesù, il 1° giorno di gennaio. Per complicarsi la vita, molti documenti ufficiali della Chiesa cattolica e dello Stato pontificio portavano la data sulla base dell’Indizione. Si calcolava il tempo su periodi di 15 anni. Ogni periodo veniva contrassegnato da 1 a 15 e poi si cominciava da capo.
FESTE E SANTI
Per quanto riguarda il calendario annuale, quello che alla fine è arrivato ai nostri giorni? Beh, erano indicati i giorni in base alla festività religiose, al calendario liturgico mentre i giorni della settimana venivano individuati come feriae, ad eccezione della domenica che era il dies dominicus. : quindi lunedì era la feria seconda e il sabato feria septima. Una complicazione derivava, nel computo dei giorni, per il fatto che alcune delle feste del calendario liturgico sono mobili: la Pasqua coincide con la prima domenica che segue il plenilunio dopo il 21 di marzo quindi non può cadere prima del 22 di marzo e non dopo il 25 aprile. E in relazione alla Pasqua c’è l’Ascensione (40 giorni dopo Pasqua), della Pentecoste (la settima domenica dopo Pasqua), della SS. Trinità (la domenica successiva) e del Corpus Domini (il giovedì successivo).
Con la riforma conclusa da Gregorio XIII, l’equinozio di primavera fu ristabilito al 21 di marzo e nell’anno di attuazione del nuovo calendario (il 1582) furono tolti dieci giorni nel mese di ottobre per far tornare i conti.
CAMBIA IL CALENDARIO
Nell’VIII secolo fu Beda il Venerabile, dall’isola britannica, a tirare le fila delle regole della cronologia e a fissare il nostro tempo secondo le attuali scansioni, soprattutto per i nomi che fanno da cardine al calcolo delle stagioni umane, mai disgiunte da quelle spirituali.
Era condiviso da tutti che la nascita di Cristo rappresentasse uno degli eventi più rivoluzionari di tutti i tempi, e Beda non trovò ostacoli nell’uniformare i calcoli e a mettere tutti d’accordo. L’Europa era cristiana, ci si stava avvicinando al Mille, al secolo delle grandi cattedrali romaniche e gotiche.
Poi, qualcosa cambiò. Mille anni dopo. Dal 2002, un anno dopo la lezione inutile delle Torri Gemelle, il “before Christ” (b.C.) in Gran Bretagna divenne “before Common era” (b.C.e.), mentre “anno Domini” (a.D.) fu trasformato in “Common era” (C.e.).
IL CALENDARIO DEL NAZIONALISMO
L’Italia del nazionalismo non è da meno. Oggi si celebrano più festività laiche che cristiane. Si celebra lo Stato in tutte le sue opzioni: per l’unità, per la bandiera, per l’esercito, per la liberazione, per la vittoria del ’15-18, per la parata ai fori imperiali. Dopo l’editto di Costantino, non dimentichiamolo, furono soppresse le festività ritenute troppo pagane, quelle che idolatravano la Roma imperiale. Oggi si è fatto il contrario. E ora non ci resta che aspettare che anche il calendario subisca le trasformazioni del perbenismo culturale, che apre al neutro, all’essere eunuchi della storia ma che esalta il nazionalismo, nuova religione col sovranismo.
E IL NORD COSA FESTEGGIA?