di STEFANIA PIAZZO – Bossi, l’ultimo dei leghisti. L’altro giorno l’ex leader della Lega Nord non ha dato il suo sì al provvedimento del governo ovvero al decreto Genova che contiene anche un emendamento per condonare l’abusivismo a Ischia. Ha preferito astenersi. Al Senato l’esecutivo era “andato sotto” creando un primo precedente dopo la decisione dei senatori grillini dissidenti Gregorio De Falco e Paola Nugnes di votare contro le indicazioni del Movimento.
“Il voto di Umberto Bossi – commentava a caldo il presidente di Grande Nord, Roberto Bernardelli – merita un plauso e un ringraziamento. E’ il solo voto che dà voce al Nord. D’altra parte questo esecutivo vuole il reddito di cittadinanza, che va per la metà in due regioni, Campania e Sicilia; non è un provvedimento per il Nord. Non lo è neppure, per il Nord, il no ai finanziamenti Bei, 800 milioni di euro per il dissesto idrogeologico, respinti dal ministro campano dell’Ambiente.
E che dire della catastrofe, la tempesta perfetta che ha devastato il Veneto, le Alpi? Abbiamo visto solo il pugno alzato di un ministro in aula nel momento in cui è passato il decreto sugli abusi edilizi. Manca il lavoro, ma tutto il focus è solo sugli immigrati. Il ceto medio del paese e in particolare del Nord, è spazzato via dalla crisi. Le politiche del governo sono solo per gli under 35 mentre i 40-50enni sono lontani dalla pensione e senza politiche di sgravi per le loro riassunzioni. E le aziende che chiudono sono soprattutto al Nord. Ci voleva ancora un Umberto Bossi, a ricordare che c’è un territorio in affanno che paga per quelli che vivono di condoni e redditi fasulli. Bossi – chiude Bernardelli – d’altra parte, è l’ultimo dei leghisti rimasti in politica in Parlamento”.