Boni: Sta cambiando il mondo del lavoro, Lombardia non è protagonista ma fa a gara con Roma a chi chiude di più

“Sta cambiando il mondo del lavoro, e stiamo subendo questo processo innescato dal Covid”. Lo dice a lindipendenzanuova Davide Boni, segretario nazionale lombardo per Grande Nord. “Lo smart working è diventato un grimaldello, è mi rendo conto necessario per l’emergenza ma è l’alienazione in tutto e per tutto, una non soluzione al problema. Non sappiamo come reagire perché abbiamo smantellato la sanità territoriale? perché non abbiamo potenziato i trasporti, cambiato il modo di fare scuola? E allora tutti a casa, con le conseguenze che battono cassa”.

Boni, lei ritiene che la Lombardia sia all’altezza di quanto i tempi le impongono?

“Assolutamente no. Scusi, guardi il governatore Fontana. Non ha contestato il Dpcm, ha chiesto di andare oltre il Dpcm. E cioè più chiusure. Non sta governando, sta chiudendo perché non sa come affrontare la realtà. Senza idee, senza mezzi. Ma se lo ricorda quel tal Giorgetti che sui medici di base poco tempo fa diceva che “quella roba lì” non serve? Capisce che visione c’è in Lombardia del sistema di protezione sociale, di sanità pubblica? Lo sfacelo. E cosa si fa? Massì, dai, chiudiamo che così sembriamo più bravi del altri. Le pare la regione più forte d’Europa?”.

Lei cosa avrebbe fatto?

“Tre sono i pilastri su cui agire. Trasporti, sanità, scuola. Avrei fatto subito un contratto con tutti gli operatori privati e raddoppiato l’offerta per studenti e lavoratori. Invece cosa abbiamo visto? Gente ammassata, code indicibili. Veniamo poi alla medicina di base. E’ la più martoriata. Questa va potenziata, ma subito, non domani. Invece ad oggi siamo ancora qui a capire se il nostro medico farà o non farà il tampone, se dobbiamo fare ore di coda per un test… Ma torniamo al discorso di cui sopra. C’è qualcuno che pensa che i dottori servano solo a fare ricette. Tanto vale inventare una app e scaricarle da lì. Eliminiamo, dato che ci siamo, “quella roba lì” non ci serve, specialmente in una società che invecchia e mica ha bisogno del medico, vero? Ultimo ma non ultimo la scuola. E chi l’ha detto che non si può andare a scuola al pomeriggio? Perché siamo fermi ancora al libro Cuore, a Pinocchio, a questa visione del mondo che pure allora era in evoluzione? Ma noi no, qui fermi a discutere di dad, di ingressi alle 9, di tutto e di niente”.

E il quadro economico?

“Il governo romano e il non governo regionale hanno innescato una deriva che non si ferma più. Qui abbiamo sul campo una previsione con l’80% di “morti”. Senza considerare che chi sta a casa, perché fermiamo non solo il negozio ma tutta la filiera, l’indotto, va a carico della comunità, del sistema sociale. Lo abbiamo potenziato lo stato sociale? Non mi risulta. Pagano i soliti che ieri lavoravano, cioè mi si scusi, i milanesi imbruttiti, le imprese e i lavoratori del Nord. E la Regione cosa fa? Spara sulla croce rossa. Almeno Zaia il Dpcm lo ha contestato, perché sa che tante imprese in regola con la sicurezza sono messe al patibolo gratis, senza ragione. Invece qui da noi Fontana fa esattamente l’opposto. Fa a gara con Roma con chi chiude di più e prima. Dico solo una cosa ripetitiva e banale: governatore, ma il residuo fiscale lombardo, e l’autonomia, perché non fai il duro su questo anziché  fermare quelli che fanno il loro dovere e a cui ora chiedete pure di fallire?”.

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