di SERGIO BIANCHINI – Ancora negli anni ’90 c’erano nella scuola media classi dove si bocciavano 4-5 o anche più alunni e classi,dove non si bocciava per principio. Tra queste primeggiava vistosissimamente il tempo pieno con episodi a volte paradossali come la promozione con 4/5 delle assenze.
Era la situazione di frattura generale tra i progressisti , che dicevano che bocciare era contro la finalità della scuola di base e i nozionisti, cioè quelli che sostenevano la necessità di livelli minimi di competenza per ottenere la promozione. Ovviamente nessuno precisava i livelli minimi, si andava a naso, e per abitudine. Ma la battaglia era sostenuta ambiguamente dai vertici ministeriali che come al solito stavano nascosti con i piedi in tutte le scarpe. In teoria si lasciava ai docenti il potere e la responsabilità del voto e d’altro canto si supportava culturalmente la posizione promozionale.
“Bisogna fare la scelta più utile per l’alunno” era uno degli slogan più usati, da tutti. Ma poi di fronte all’alunno che nella scuola media non sapeva scrivere correttamente nemmeno una riga i docenti si dividevano. C’era anche l’opzione classica della buona volontà. Ma di fronte al ragazzo turbolento, sfaticato e ignorante cosa fare?
Io ero promozionista ma chiedevo una valutazione permanente, durante tutto l’anno e non solo alla fine, degli alunni con la definizione più precisa dei livelli perseguiti e attesi e le attività mirate di recupero.
Stranamente questa posizione non suscitava gli amori dei progressisti ed ancora oggi non è prevalente anche se comincia a sfondare. Ma poco. Più nei convegni che nelle scuole.
I docenti in realtà, tutto sommato, si defilano e vogliono stare a scuola il meno possibile. Non a caso il docente a tempo pieno è stato sempre osteggiato.
Nelle nostre scuole, anche se in teoria si potrebbe già ora con le risorse ordinarie, non si fa il recupero e non si governa giorno per giorno l’apprendimento alunno per alunno. C’è ovunque un caos freddo, una ricerca della sopravvivenza meno traumatica possibile con bollicine di entusiasmi abbastanza locali, occasionali e spesso artificiosi.
Anche sulle bocciature, come su tutto in Italia, lo scontro era “filosofico” “morale” e nessuno parlava mai di quantità. Io sostenni che una ripetenza nei primi otto anni di scuola poteva anche essere utile e e non traumatica per un certo alunno, magari in prima media.La cosa curiosa fu che dopo anni di questi schieramenti rigidi le docenti “più democratiche” di una mia scuola si arrabbiarono contro alcuni alunni “lazzaroni” e “maleducati” e, rovesciando la loro stessa frittata, ne bocciarono ben 7 in terza media.
L’anno successivo fu un disastro, i 7 peggiorarono e dovettero ovviamente essere promossi ugualmente, anzi tutte non vedevano l’ora che sparissero.
La vicenda poi di quell’alunno bocciato 3 volte che finì la media e tre mesi dopo si suicidò dette l’ultimo colpo alle ripetenze sia di destra che di sinistra.
Il sinistrismo scolastico rifiutava il castigo, la nota, la sospensione. propendeva per la complicità con gli alunni contro il mondo cattivo, compresi i genitori. Ma quando tutto il mondo divenne buono e smise di castigare, allontanare i disturbatori dalla scena di classe e magari sospendere, allora anche loro, i ” veramente democratici”, furono colpiti e rimasero male. Prima si arrabbiarono molto e poi andarono in stato confusionale. Una cosa simile sta accadendo con gli stranieri.
Io cercavo una via ragionevole, ero per il rapporto pieno con la famiglia, tramite anche la nota, la telefonata, l’allontanamento dalla classe e anche la sospensione in casi estremi. Ma parallelamente cercavo e in parte facevo il recupero mirato, fatto tutto l’anno. Una tenaglia potentissima ed efficacissima. Ancora oggi i “più intelligenti e sensibili”, autoproclamati, non capiscono.
La via truffaldina per superare la bocciatura fu ed è il 6 politico. Si mette una sufficienza per evitare la bocciatura ma si falsifica la verità e si scontentano le persone volonterose. Io propongo la promozione politica con il voto vero, anche un 4, in pagella. Perchè no?
Concettualmente il tema delle competenze non è cancellabile. Anche se tutti evitano di porre le domandine più ovvie è inevitabile chiedersi: “Come si fa a dire se una scuola migliora o peggiora? se è buona o cattiva?
Scatta ovviamente la necessità di un confronto dei risultati sull’apprendimento. E come, e chi, deve fare questo confronto, sia in un distretto, che in Italia e poi in Europa? I genitori fanno queste valutazioni nel loro piccolo e ci sono opinioni che si tramandano sia sui docenti che sulle scuole. Ancora oggi nelle nostre scuole la varietà dei criteri di valutazione dei docenti è altissima, sopratutto nelle scuole superiori. Ma anche nella primaria ci sono forti differenze sia nello svolgimento dei programmi sia nella valutazione dei risultati. Le commissioni che formano le classi in prima media vedono chiaramente i diversi criteri usati dai maestri. Chiaramente la fine della bocciatura alle elementari ed alle medie ha cancellato la drammaticità della valutazione ma non tutte le altre problematiche.
INVALSI in teoria doveva favorire una ripresa del governo della scuola a partire dal ministero ai presidi ai docenti e non sulla base del soggettivismo più o meno politico di qualcuno ma sulla base della valutazione obiettiva dei risultati scolastici.
In realtà questo non è avvenuto e INVALSI con mille argomentazioni viene osteggiato ed è comunque poco amato.
E così si procede da 15 anni. La scuola Italiana è non governata e per ora ingovernabile .
Non vuole essere valutata perchè non vuole essere gestita, a cominciare dai presidi fino ai docenti ed al personale non docente. E il ministero non vuole e non sa prendere le misure necessarie a correggere il sistema e farlo diventare almeno accettabile e rispettabile.
COME E QUANDO FINIRA’? Di sicuro non presto.