di STEFANIA PIAZZO – Un ciclone. Una bufera. La notizia prima arriva in agenzia, poi esce sulla stampa. I fatti. Il 12 dicembre si presenta nella località di Barberino di Mugello una task force composta da Carabinieri Forestali in una operazione che coinvolge anche l’asl, la polizia municipale dell’Unione Mugello e la guardia di finanza di Borgo San Lorenzo. Le autorità ipotizzano vi sia un traffico illecito di bulldog francesi, beagle in un allevamento sorto, così riportano i media, addirittura “abusivamente”, nel territorio di Barberino di Mugello. Le prime notizie sono confuse, magari imprecise, ma danno il senso della gravità delle conseguenze del blitz per l’allevatore Enci Simone Gherdovich. Non un nome qualsiasi poiché si tratta di un esponente di spicco del mondo della cinofilia nazionale, vicepresidente del Club del beagle, con affisso Enci. E’ una bomba.
Siamo il primo giornale che dà spazio ad una replica dell’allevatore, apparsa sui social ma importante per la vasta eco che ha avuto la notizia e i contraccolpi sull’attività. Ma ricostruiamo con serenità e le fonti a disposizione, gli eventi.
IGNOTO… ALL’ASL?
La prima domanda che sorge legittima è: ma come è mai possibile, che un allevamento di più di 200 cani sia stato ignoto all’asl fino ad ora? E’ difficile da credere. Non si tratta di 20 cani in giardino ma di una struttura nota per la decennale attività di allevamento. Non passano inosservati 230 e passa cani, per quanto in un bosco. Per di più si tratta di una attività spesso sponsorizzata su motori di ricerca e social network.
Eppure si legge dall’Adnkronos del 14 dicembre: “L’allevamento di cani era sprovvisto di autorizzazione sanitaria come accertato presso le autorità competenti, il Comune di Barberino di Mugello e l’Asl veterinaria competente, quindi privo di qualsiasi controllo veterinario da parte dell’ente preposto, in violazione al regolamento di polizia veterinaria. Pertanto i carabinieri forestali hanno sequestrato i cani di razza beagle e bulldog francese con affidamento in custodia allo stesso allevatore per le operazioni di accudimento (…)”. E’ vero o sono falsità dell’Adnkronos? E di altre testate che rilanciano le agenzie?
Per chi alleva, ha cani, o frequenta l’ambiente veterinario, anche solo per la nascita dei cuccioli, appare paradossale fosse un allevamento fantasma.
QUALI DUBBI SUI CANI?
E’ sempre poi l’Adnkronos del 14 dicembre a riportare, testuale: “Secondo quanto è stato accertato, il proprietario dell’allevamento effettuava, in modo non lecito, le operazioni di identificazione e vaccinazione su cani la cui provenienza non è determinabile. Ciò è stato desunto da ritrovamento nell’allevamento, pur occultati, di quattro cani di razza bulldog francese iscritti all’anagrafe ungherese e di un cane di origine polacca non iscritto in Italia e non rinvenuto nell’anagrafe polacca. Da qui i reati contestati di introduzione sul territorio italiano di cani provenienti dall’estero “al fine di trarne profitto”, un’attività organizzata la cui reiterazione è in corso di verifica”.
QUANTI BULLDOG?
L’ispezione porta al sequestro, si apprende dalle agenzie, dei cani, 226 esemplari in totale. Sempre l’Adnkronos: “ Stroncato in provincia di Firenze un traffico di cuccioli, con il sequestro di 226 cani detenuti illegalmente”. Illegalmente, ci chiediamo, perché mancherebbero, si desume da quanto si legge, le autorizzazioni ritenute mancanti dalle autorità?
Sempre i media (fonte La Nazione di Firenze, 15 dicembre 2018, pagine 2, 3, Quotidiano nazionale pg.15, ndr) riportano che si tratterebbe di 113 bulldog e 113 beagle. In allevamento vi sono anche altri cani di razza di proprietà.
Vedi pdf seguenti: La Nazione pg2La Nazione pg.3 QN pg.15
LIBRO GENEALOGICO
I dati pubblicati, parlano di 113 bulldog. Da una prima, seppur sommaria verifica, sul sito ufficiale dell’Enci, sui dati online del libro genealogico Enci, risulterebbe che Simone Gherdovich non abbia bulldog intestati né abbia registrato cucciolate a suo nome, mentre risulta ne abbia sette Stefano Gherdovich. Così si legge sul sito Enci.
Occorre dire che vi sono tipologie di bulldog che per il colore non vengono ufficialmente riconosciuti nello standard, quindi non possono essere venduti con pedigree e non entrano in anagrafe Enci. E’ da qui la differenza di numero tra 113 e 7?
ABRASO?
A rendere pesante il sopralluogo è il ritrovamento di un fucile con la matrice abrasa, di cui, a quanto pare, si sarebbe assunto la responsabilità il lavoratore rumeno che opera nella struttura. I militari puntano l’indice sul fatto che vi sarebbero alcuni cani di razza beagle e bulldog senza passaggio di proprietà. Che però l’allevatore sarebbe pronto a giustificare e motivare. Ma per le forze dell’ordine il sospetto è che l’attività importi cani dai paesi dell’est, soprattutto Ungheria, per poi essere «naturalizzarli» in Italia. Saranno le indagini a chiarire e soprattutto la difesa di Gherdovich a documentare il contrario. La vicenda ora è tutta aperta. Indizi, prove, accuse, difesa, si apre un fronte giudiziario importante.
QUALE ATTIVITA’?
Medicinale veterinario, libretti “precompilati”? Anche questo entra nel “pacchetto” delle indagini. Ed in corso di verifica per l’allevatore anche la parte contabile, il movimento economico dell’attività, con contestazioni significative che scandagliano il presente e il passato.
GHERDOVICH: I GIORNALI HANNO SCRITTO FALSITA’ VERGOGNOSE. E PARTE L’HASTAG A SUA DIFESA
Insomma, un macigno di accuse. Simone Gherdovich affida ai social (dal profilo Bryan Vittorio Gherdovhic risultante titolare Beagle di Casa Gherdovich) sulla pagina Pianeta Beagle la sua replica, tanto che si crea un fronte a suo favore, con la creazione dell’hastag #iostocongherdovich.
Buonasera a tutti,
Il giorno 12.12 ho ricevuto un controllo da parte della Guardia di Finanza, accompagnata dal Corpo dei Carabinieri Forestali, per una sospetta evasione fiscale e per un controllo dei miei animali e delle strutture. Tutti i miei 219 cani erano provvisti di regolare microchip (tranne i neonati ed i cani sotto i 60 giorni), tra questi più della metà sono riproduttori di razza Beagle e Bouledogue Francais. Di una bulla polacca di 3 anni avevo smarrito il passaporto, e di quattro maschi bulli non avevo registrato il passaporto alla asl di Firenze perché ancora non erano passati i 20 giorni dall’antirabbica. Due tettoie per il ricovero della paglia sono state trovate prive dei permessi edilizi. È stato rinvenuto un fucile a matricola abrasa di un mio collaboratore che se ne è assunta la responsabilità e del quale ero all’oscuro. Ho ricevuto un sequestro amministrativo degli animali del quale sono il custode (ho ricevuto i complimenti per l’ottimo stato di salute) in attesa del chiarimento della mia posizione fiscale. I giornali hanno scritto falsità vergognose riguardanti al traffico dei cuccioli dall’est, passaporti in bianco e quant’altro che ho preferito rimuovere dalla mia mente. Il danno d’immagine che ho ricevuto da quest’operazione mediatica natalizia ha investito anche il nostro Club, e per questo ho deciso di dimettermi per poter permettere allo stesso il sereno svolgimento delle sue funzioni.
Sono certo che tutti quelli che mi conoscono non abbiano mai dubitato di me neanche un solo momento, e che mi abbiano difeso davanti all’infamia che ho ricevuto.
Concludo dicendo che sono convinto che la mia crescita anche nella razza Boule mi abbia procurato non poca invidia nell’ambiente cinofilo, e adesso ne sto pagando le conseguenze.
Vi faccio un caro saluto augurandovi di trascorrere serenamente queste Sante festività.. almeno voi.
Simone Gherdovich
COME ANDRA’ A FINIRE?
Di sicuro la registrazione e la denuncia delle cucciolate, è nella banca dati Enci. E sicuramente la delegazione locale Enci avrà effettuato periodici controlli sulle cucciolate. Di certo a Enci interesserà fare chiarezza al più presto sulla posizione delicata del titolare di un affisso riconosciuto, oltre che essere vicepresidente di una sezione specializzata dell’Ente, il Club del beagle e del beagle harrier, dal quale si apprende sarebbe dimissionario.
Fonti interne all’Enci fanno sapere che lo stesso Club di razza avrebbe predisposto anche una presa di distanze da qualsiasi tipo di attività contraria alle leggi e alle regole interne dell’associazione. Una distanza cautelativa, qualora arrivasse, che però più in generale non accantona domande, interrogativi, sulla necessità di un profondo cambio di passo dell’Enci, un colosso la cui struttura nei tempi e nei modi ricorda un ministero.
Procedure infinite, cumuli di segnalazioni a cui il personale specializzato non riesce a far fronte in tempi ragionevoli per il sereno svolgimento delle attività sociali. La sensazione (s)confortata dal tempo che passa, è che tutto finisca in evanescenti bolle di sapone. Risposte generiche da parte del Consiglio di disciplina su altre vicende aperte come “Il procedimento è tuttora pendente, non è stato ancora deciso. Purtroppo non posso darle una tempistica entro cui lo stesso si concluderà”, fa capire che “Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato”.
E la vicenda Gherdovich che fine farà? Tutti si augurano che la sua posizione sia chiarita e i reati contestati siano solo ipotesi investigative. In ogni caso… a volte le sospensioni cautelative lavano la coscienza, magari ci sarà chi invocherà scelte più radicali. Senza cambiare tutto il resto. Basta dare “un segnale” disciplinare, ogni tanto.