di Monica Rizzi – Mentre resta ancora un mistero il voto di conferma al Pirellone, dopo una gestione apocalittica del Covid, che ha messo a nudo le fragilità della sanità lombarda, l’altro giorno sono arrivate le pesanti critiche dell’autorevole assessore al Welfare, Guido Bertolaso. Evidentemente non ne può più. Gli siamo grati che abbia il coraggio di dire quello che pensa e quello che vede. ecco le sue illuminanti affermazioni.
“In questa regione ogni realtà sanitaria gode di un’eccessiva autonomia. L’assessorato al Welfare ha sempre dato indicazioni, ma ogni realtà ha agitato in modo assolutamente autonomo. Qui non si parla di autonomia, ma di anarchia”. Lo ha detto proprio Bertolaso, intervenendo in Consiglio regionale. “Mi riferisco – ha spiegato – al fatto che questa regione ha Asst e Ats che lavorano in modo assolutamente autonomo, poco coordinato anche tra di loro, e quindi il mio lavoro e il mio impegno è quello di fare un gioco di squadra tra di loro , perché sono individualmente tutti molto bravi, ma sapete bene che la squadra non si fa con undici campioni, ma anche con gente disposta che è a passare la palla”. Bertolaso ha detto di voler “sfruttare tutte le eccellenze per aiutare le strutture più in difficoltà: ci sono alcune aziende che non condividono tutte le loro agende anche con il call center e le altre strutture; alcune lo approvano al 99 per cento, altre al 40 per cento”. L’obiettivo è “che siano tutte uguali al 100 per cento”. Ad esempio, ha sottolineato l’assessore, “se in un pronto soccorso ho solo due medici, e in uno a 5 chilometri di distanza ne ho dieci, il fatto che quello a 5 chilometri di distanza sia di un’altra Asst è una ragione sufficiente per evitare che qualcuno di questi medici vada a lavorare nel pronto soccorso in difficoltà?”.
Ci sono forse elementi per un’inchiesta? Non solo regionale, sulla gestione della sanità pubblica? Citofoniamo a qualcuno?
Monica Rizzi, responsabile organizzativo federale Grande Nord