di STEFANIA PIAZZO – Qualche volta si può anche essere d’accordo con un comunista. Fausto Bertinotti si schiera per il no al referendum costituzionale del 4 dicembre. E spiega così le sue ragioni: “Voto no – spiega l’ex presidente della Camera dai microfoni di Radio Cusano Campus – anche se il dibattito mi appassiona poco, come la politica corrente”. “Sento comunque – dice l’ex leader Prc – che è una vicenda importante, penso che sia un passaggio significativo nella storia politica e istituzionale del Paese. La Costituzione negli ultimi 25 anni è stata affossata, questa riforma – accusa – sarebbe il compimento di un ciclo”.
La questione che Bertinotti tocca è però cruciale e non si può dire che non c’azzecchi, da politico fine di un tempo…:”Ormai in tutti i Paesi europei c’è un conflitto tra l’assolutizzazione della governabilità e dall’altro la ricostruzione di una democrazia dimezzata. Questa è la contesa”. Ed ecco il passaggio più condivisibile tra tutti: “C’è una componente importante, la predominante nelle classe dirigenti, che pensa che il tempo della democrazia sia finito. Tanto più quello della democrazia parlamentare. Vorrebbero concentrare nelle mani di un nuovo principe – è il ragionamento di Bertinotti – il potere decisionale, ma io penso che ci sarebbe bisogno di ricostruire l’antico principe, che è il popolo, che ormai non conta più niente”. “Il popolo è in rivolta in tutta Europa perché è stato espropriato. L’elettore al massimo può concorrere a decidere chi fa il governo, ma non che cosa fa il governo. Perché che cosa fa il governo è già deciso, è predeterminato. E la riforma è una tessera di questo mosaico, per questo io sono contrario”.
Occorre dare atto che Bertinotti è sul “boccino”. L’esproprio… proletario al popolo questa volta arriva però dalla sintesi che destra e sinistra hanno condiviso sulle ragioni della sovranità popolare. Infatti non c’è più né destra né sinistra, categorie che lo stesso Bertinotti non chiama in causa. C’è una visione di mondo, di accentramento del potere che svuota le istituzioni e che passa per i prestanome nei parlamenti. Non lo dice espressamente Fausto, ma la somma dei fattori in cronaca è questa. Ridateci Bertinotti!