di ROBERTO BERNARDELLI – La politica sull’immigrazione non salva il paese dalla deriva economica, non fa ridurre le tasse, non applica il referendum sull’autonomia, non garantisce le pensioni future. Se vogliamo possiamo andare avanti. I dati odierni dicono che a febbraio il tasso di disoccupazione risale, attestandosi al 10,7%. Dopo un anno di governo giallo verde non è cambiato nulla, stiamo anche peggio. Non sarà un anno bellissimo.
La politica di bilancio espansiva e una debole crescita faranno lievitare il disavanzo delle finanze pubbliche, che passerà dal 2,1% del Pil nel 2018 al 2,5% nel 2019″ mentre il debito salirà al 134%. Sono le stime aggiornate dell’Ocse, contenute nel Rapporto sull’Italia.
“L’abbassamento dell’età pensionabile a 62 anni con almeno 38 anni di contributi rallenterà la crescita nel medio termine, riducendo l’occupazione tra le persone anziane e, se non applicata in modo equo” aumenterà “la diseguaglianza intergenerazionale e farà aumentare il debito pubblico”. In altre parole, quota 100 è solo fumo negli occhi e debito in più. Non dimentichiamo che le pensioni del Nord sono in attivo senza artifici contabili e aiutini. Ma il governo non vuole regionalizzare la spesa previdenziale, che potremmo tranquillamente gestire con una parte del residuo fiscale. Morale: pensioni in forse per tutti. Anche per chi ha già pagato, come al Nord.
Ma l’Ocse boccia anche l’altro colpo di genio, il reddito di cittadinanza.
“Il livello del trasferimento, previsto dal programma attuale del Reddito di Cittadinanza, rischia di incoraggiare l’occupazione informale e di creare trappole della povertà”.
“Oggi l’economia italiana è ufficialmente in stallo”, afferma il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, sottolineando che “il rallentamento dell’economia sottolinea ancora una volta l’urgenza di sviluppare politiche per rivitalizzare la crescita”.
L’Italia “continua ad affrontare significativi problemi in campo economico e sociale” e “per risolverli è necessario adottare una serie di riforme pluriennali per favorire una crescita più solida e inclusiva e ripristinare la fiducia nella capacità di riforma”. Aspettiamo, per nulla fiduciosi, tra querelle sui barconi, gli scafisti, le ong, la famiglia, argomenti seri in campo ma utilizzati per sviare l’attenzione sull’incapacità di evitare l’imminente caduta libera.