di Roberto Bernardelli – Era il marzo 2016 e questo era il report che proponevo a lindipendenza. Siamo messi peggio…
Se leggiamo le cronache siciliane, apprendiamo che Sicilia 3200 addetti inseriti negli elenchi della forestale risulterebbero «incompatibili con incarichi nella pubblica amministrazione». La fuoriuscita di questo personale dal comparto, secondo prime proiezioni, comporterebbe un risparmio per la Regione di circa 25 milioni di euro, che il governo Crocetta intende destinare a un fondo per finanziare misure a sostegno del reddito di cittadinanza. Giusto per intenderci: per i forestali disoccupati?
“Sono rammaricato per il fatto che non siano mai stati fatti questi controlli” faceva sapere il governatore in conferenza stampa a Palermo. Al momento, la Regione ha già deciso di escluderne 66. E tutti gli altri?
«In 42 hanno riportato condanne per reati gravi; mentre 22 sono stati condannati per associazione mafiosa (416 bis)». «Un caso, che mi ha fatto rabbrividire – ha detto Crocetta – riguarda un soggetto che aveva riportato condanne per spaccio di stupefacenti, tratta di schiavi, riduzione in schiavitù, violenza e stupro nei confronti di soggetti minori di 14 anni».
E chi sapeva e ha taciuto, non forse meno colpevole, signor governatore?
“Serve una bonifica storica”, diceva Crocetta. Altro che bonifica. Una simile impalcatura deve finire nelle mani dell’authority dell’anticorruzione. Il resto sono blandizie, caro governatore.
Cosa ci facevano in tutti questi anni dentro la pubblica amministrazione, ” alcuni nomi eclatanti – come ricorda lo stesso Crocetta ovvero – alcuni si chiamano, Brusca, Campanella, Bagarella. Manca Siracusa perché stiamo analizzando alcuni casi”. Ecco, controllate, controllate bene. Licenziateli, ma soprattutto licenziatevi tutti, se non siete stati capaci di generare anticorpi sani!
Perché oltre alla Sicilia, c’è anche la Calabria. D’altra parte, quando parli di forestali, è sempre lì che finisci.
Il Canada 400.000 km quadrati ed ha un corpo forestale che conta, circa, 4.200 Rangers.
La Calabria con 6.500 km quadrati di foreste ha un numero di forestali addetti a “interventi straordinari di competenza regionale nei settori della silvicoltura, della tutela del patrimonio forestale, etc, etc (*)”, pari a, circa 10.500 addetti.
Calcolatrice alla mano i forestali calabresi ci costano 240 milioni di euro (160 milioni dal Governo della Repubblica e 80 dalla Regione Calabria) oltre 2,5 volte l’intero bilancio che il Canada destina alle gestione del proprio patrimonio forestale (il più vasto al mondo).
Tradotto in pollo di Trilussa, in Calabria c’è 1 forestale ogni 191 abitanti. In Canada 1 Ranger ogni 7790 abitanti. Insomma in proporzione all’estensione, dove i Canadesi impiegano un addetto, noi ne paghiamo 120! Per non debellare gli incendi. Come in Sicilia con mafiosi e piromani assunti dallo Stato. Italiano.
Mesi fa l’ennesima scoperta fatta da “l’Espresso” nella bozza della legge: 140 milioni di euro per i forestali della Calabria a decorrere dal 2017. È solo una bozza, ma “l’esercito di oltre diecimila tute verdi possono festeggiare. Puntuale, ogni anno, ecco che dal bilancio dello Stato spuntano finanziamenti cuciti su misura”.
“Una corsia preferenziale, che ha divorato una montagna di denaro pubblico, iniziata nel lontanissimo 1984. Solo nel triennio 1993-95 è arrivato «un contributo speciale di 1.340 miliardi di lire», quasi 700 milioni di euro. Una lobby che riesce, ad ogni manovra, a portare a casa il finanziamento sperato. Erano 160 milioni nel 2012 – leggiamo – come «contributo speciale alla regione Calabria per l’attuazione degli interventi straordinari di competenza regionale nei settori della silvicoltura, della tutela del patrimonio forestale».
Così il capo della protezione civile Franco Gabrielli: «La politica ha trovato consenso, collocando persone in contenitori che, lungi dal servire a qualcosa, sono un peso per la finanza pubblica e non svolgono la funzione a cui sono preposti».
Avete letto tutto? Ecco, con questa Italia tutto brucia, anche la rabbia.
Onorevole Roberto Bernardelli, presidente Grande Nord