di Roberto Bernardelli – Quando si ha la pancia piena non si capisce la fame. Quando ci sono le risorse per andare dove si vuole a curarsi non ci si interessa di come funziona la sanità pubblica e quella privata convenzionata, che da decenni supplisce alle inefficienze del pubblico, alle lunghe liste d’attesa, ai ritardi, alla burocrazia.
La prova del nove viene inequivocabilmente dalla denuncia che arriva da Unimpresa e che viene taciuta dai partiti in campagna elettorale, da destra come da sinistra….
Cosa è accaduto? E’ successo che la politica ha sancito che ci possono essere strutture private convenzionate che possono essere sostenute e altre che invece devono essere seppellite sotto il carico delle bollette, della crisi, rendendo più difficile erogare prestazioni per garantire la salute pubblica. Complimentoni!
“Nel disastro annunciato del caro energia ora ci mancavano le sofferenze di “serie A” e quelle di serie inferiore. Le discriminazioni, le assurde e ingiustificate preferenze. Nel decreto Aiuti Ter è presente un contributo “una tantum” per la sanità privata accreditata, ma soltanto per le province autonome di Trento e Bolzano. Bene per loro, siamo contenti. Ma il resto del Paese? Che fa il governo per tutte le altre aziende che agiscono nell’universo fondamentale della sanità privata accreditata? Ospedali e cliniche private convenzionate sono destinate solo a chiudere?”.
Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa Sanità, Giancarlo Greco. E ha ragione!
“È sconcertante che il governo abbia deciso di sostenere solo le imprese sanitarie che insistono nelle Province autonome di Trento e Bolzano. Un “contributo una tantum a valere sulle nuove risorse stanziate, in proporzione al costo complessivo sostenuto nel 2022 per utenze di energia elettrica e gas, a fronte di apposita rendicontazione da parte della struttura interessata e ferma restando la garanzia dell’equilibrio economico del Servizio sanitario regionale”.
E tutte le altre? Ciccia. Tradotto, le Province autonome di Trento e Bolzano possono riconoscere un contributo alle imprese sanitarie sulle spese energetiche del 2022, spesa coperta dal governo con il dl Aiuti Ter e che tiene conto dell’equilibrio dei conti della Regione. Ma perché non si è previsto lo stesso intervento anche per le altre aree del Paese? Chi vive in regioni con disequilibri economici del sistema sanitario deve subire anche il rischio che le imprese private accreditate possano chiudere da un giorno all’altro?, si interroga Unimpresa.
“È solo il caso di ricordare che il sistema sanitario privato accreditato eroga servizi essenziali per il sistema sanitario nazionale. L’insostenibile rincaro delle bollette, fino a 4 o 5 volte più del passato, è costo che le imprese non possono far ricadere sull’utenza per la semplice ragione che le prestazioni sono comprate dallo Stato, dalle Asp a costo fisso. Chi paga quindi questi rincari folli? Gli imprenditori del settore, che ormai sono allo stremo» sottolinea Greco. «Chiediamo quindi ancora una volta a Mario Draghi di intervenire prontamente riconoscendo almeno come credito d’imposta l’aumento dell’energia che le imprese, tanto più quelle essenziali per la società come quelle sanitarie private accreditate, sostengono già da inizio anno. Stendiamo invece un “velo” sul silenzio assordante che in materia esibisce l’intero arco della politica impegnata in una surreale campagna elettorale” osserva il vicepresidente di Unimpresa Sanità.
Dove sono i coraggiosi governatori del Nord? Non hanno nulla da dire in proposito?
Onorevole Roberto Bernardelli, presidente Grande Nord