di ROBERTO BERNARDELLI – La differenza che passa tra un veto e conoscere la Costituzione è tanta. Il Quirinale, che piaccia o non piaccia, quando firma l’elenco dei ministri, se ne assume la diretta responsabilità. E Mattarella, che può piacere o non piacere, non aveva altra scelta che rispettare le regole di cui è custode. Ha respinto la lista dei ministri di Salvini e Di Maio. Si andrà a nuove elezioni, previo governo del presidente. Piaccia o non piaccia, per il momento non sono Di Maio e Salvini a decidere come funziona il gioco. In campagna elettorale, ci avrete fatto caso, la vicenda no euro era sparita, scomparsa dalla scena. Ed è riapparsa come pietra d’inciampo sul nome del potenziale ministro dell’Economia Savona. Non è strano? Non vi suona come una premeditazione per tirare a campare? Per prenderla lunga, alzare le quotazioni del mal di pancia della gente, agitare più proteste possibili e più populismo possibile, e rinviare tutto a nuove elezioni?
Ora resta da chiedere con chi si alleerà Salvini. Con i 5Stelle, supponiamo, da coppie di fatto a matrimonio civile.