di ROBERTO BERNARDELLI – Abolizione della Fornero, era la parola d’ordine. Adesso siamo passati ai ritocchini. Alla quota 100. Il tecnico al lavoro, già noto in casa Lega, è il professor Alberto Brambilla, uno che sulla spesa previdenziale regionalizzata se ne intende. Leggiamo dalla stampa che l’operazione ritocco della Fornero costerà alle casse dello Stato appena 5 miliardi di euro all’anno, più o meno la metà degli 80 euro. Brambilla infatti dice che “per trovare le coperture necessarie alla quota 100 e ai 41 anni di contributi, l’Ape sociale andrebbe eliminata e, con essa, il concetto di “lavori gravosi”, che non esiste in natura”.
Inutile che ci si accusi di critica fine a se stessa ma i numeri sono numeri. Se si vuole spostare la coperta corta delle pensioni a favore di chi potrà andare in pensione con 36 anni di contributi e 64 di anzianità, a rimetterci saranno quelli che speravano, facendo lavori usuranti, di andare in pensione a 62 o a 63 anni. Infine, Brambilla propone di far pagare alle imprese, anziché dallo Stato, gli scivoli pensionistici per i loro dipendenti.
Peracottari o furbetti?