di Roberto Bernardelli – La premier Meloni ha citato due santi, Woitjla e San Benedetto da Norcia. Mi soffermo sul secondo. Perché è benedettino il monastero di Pontida. Meloni dovrebbe farci un salto.
E’ il Nord dei liberi comuni. Della prima (e ultima viene da dire) Lega Lombarda, nata all’ombra della Pontida monastica, del germoglio della libertà-responsabilità economica, respingevano un impero e i suoi progetti di potere e tassazione.
I parallelismi col presente sono innumerevoli. I Comuni, vessati. Le tasse che finiscono all’impero di turno. C’è l’Europa cristiana delle libertà comunali, del primo federalismo delle identità, cullato dalla grande inestimabile civiltà medievale (non quella che il regime dei testi di scuola ci ha imposto come buia e spaventosa, per ottenebrare le conquiste culturali compiute).
C’è stata anche la Pontida del Risorgimento che, alla ricerca di contenuti d’anima, aveva sposato la saga contro il Barbarossa come emblema della lotta di liberazione per l’unità nazionale. Poi ci fu nel secolo scorso, con la Lega, il ritorno a Pontida, nella Pontida del giuramento di una fratellanza per l’amor di patria, quella padana. Il federalismo politico, premessa e presagio appunto di quello che espande il bene comune.
Dunque, ricordando Benedetto, le sue regole e ciò che ha fatto scaturire nei monasteri culla della civiltà europea che è nata con i Comuni, a Nord, cosa voleva dire l’onorevole Meloni? Siamo sì un paese di santi, ma non dimentichiamo cosa partì da quel monastero. Che non è il Vaticano con i suoi cardinali. Né Roma che sconfina sempre con i suoi poteri. Venga a visitare Pontida, gentile premier, c’è da guadagnarci per tutti.
Onorevole Roberto Bernardelli, presidente Grande Nord