Bernardelli: Ma quale autonomia per la Lombardia!?

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di ROBERTO BERNARDELLI – Torniamo a parlare del referendum lombardo sull’autonomia. Il cittadino è stato  deriso, tradito. Non si crede più a niente. Non ci si emoziona più per nulla.

Un tempo i cambiamenti passavano per le armi. Poi abbiamo subito le saghe cinematografiche dei telefoni rossi e l’incubo nucleare. Oggi basta un clic in Borsa. E i like sui social. L’abuso di potere, finanziario e dei partiti che alzano la mano per votare ciò che serve a chi li comanda e non a chi li vota, è il mostro da cui non riusciamo a difenderci. E’ quello che succede a non essere più padroni a casa nostra.

Oggi abbiamo come Davide contro Golia, un solo colpo, da tirare a mano, con la fionda. Il voto. Non abbiamo 300mila baionette, né carri armati, allegoria davvero di una pasticciata e improbabile stagione di tragedia all’italiana, ma abbiamo avuto  un referendum per portare la Lombardia sul terreno dell’autonomia.

La gente è stata illusa di poter decidere, di spostare l’asse del potere nelle mani di chi paga le tasse e non in quelle di chi vive o vivrà di un vitalizio.

E’ stato un voto non per un partito che ha sfruttato un sogno di libertà per fare bottino elettorale, ma perché il bene della libertà si raggiunge se c’è giustizia sociale, e non c’è giustizia sociale senza equilibrio dei poteri, di nuove competenze per avere equità nella ripartizione di spesa e delle risorse. Non si archivia con un trattato di armistizio la legittima richiesta di autonomia di una regione che vale come tre regioni baltiche, o come Israele e Palestina messe insieme.

E’ stata inaugurata per la prima volta nella storia del Nord, una consultazione sui poteri  da farsi “devolvere”. Il metodo di aggregazione delle forze sul territorio poteva essere anche un laboratorio politico con un orizzonte anche più lungo. Autonomia? Per una città regione che ha diritto di rivendicare a questo punto uno status di autonomia in nome dell’articolo 118 della Costituzione, per svolgere funzioni amministrative e di governo senza strappi costituzionali ma, con tutto il rispetto, senza attendere che siano i prefetti a decidere come e quando affrontare un’emergenza immigrati come quella che abbiamo vissuto in Stazione Centrale a Milano. Milano può far da sé, non è  lo Stato a dover organizzare l’ordinaria amministrazione. Poteva essere l’inizio di Milano Capitale.

I lombardi avevano preso sul serio il referendum. Come al solito la politica prende sul serio solo i loro soldi purché non tornino indietro.

Roberto Bernardelli Presidente Grande Nord

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