
di ROBERTO BERNARDELLI – Cosa è rimasto della manovra? Spread, interessi sul debito, crescita zero, procedura di infrazione dell’Europa, e per condire scontro su Tap, Tav, Ilva e grandi opere. C’è chi correttamente ha già commentato così: “E alla fine rimase solo il condono fiscale. È come i dieci piccoli indiani, la manovra del cambiamento del governo del popolo. Le ultime ad andarsene sono Quota 100 e le pensioni di cittadinanza, teoricamente finanziate – rispettivamente per 6,7 e 9 miliardi – praticamente spostate a gennaio, in due distinti decreti legge collegati. I cui tempi medi, osserva l’economia Giampaolo Galli su Twitter, è di circa 165 giorni al Senato e 95 alla Camera. Totale: otto mesi circa. A meno di non fare corse clamorose, non riusciranno a essere nemmeno campagna elettorale per le elezioni europee”.
Ci fermiamo qui e sposiamo in pieno l’analisi dell’Inkiesta.
Della flat tax si è perso il conto. Annacquata. Il lavoro langue e dove si può ripartire il governo frena. O va allo scontro interno. Il decreto sicurezza è sul chi va là perché non è detto che i 5Stello lo votino compatti così come l’opposizione. Come abbiamo già avuto occasione di spiegare su questo giornale, anche l’Iva salirà dal 2020.
Cosa resta? Il condono. Si attaccano all’ultima spiaggia per garantire la copertura del 2,4% di deficit ma anche quello potrebbe essere ritoccato al ribasso. Altrimenti le banche chiedono il conto degli spread, dei rialzi e delle perdite che porterebbero ad una ricapitalizzazione. Una manovra più brutta di così non si poteva proprio vedere!
Ah, e poi dove sono finite le promesse elettorali? Gli asili gratis, le scuole da ricostruire, gli stipendi degli onorevoli da dimezzare, l’Europa da buttar giù… Parliamone, ragazzi.