di Roberto Bernardelli – Ho lanciato il guanto non come sfida ma come diritto nel rivendicare da imprenditore il risarcimento del danno che le mie attività stanno subendo e subiranno ancora chissà per quanto per l’arrivo di una pandemia che non è figlia nostra.
Ho dato mandato al mio legale, l’avvocato Elena Gazzola, come già era stato scritto su questo quotidiano libero, perché è inconcepibile che si possa subire in silenzio non solo la burocrazia mortale dello Stato italiano, il rimpallo di competenze e responsabilità, ma persino l’indifferenza di uno Stato estero, la Cina, appunto, da cui tutto è partito.
Ma ecco che arrivano le avvisaglie di questo nuovo percorso a ostacoli!
Ve la faccio breve. Come minino, da quando presenteremo le nostre richieste a quando qualcuno darà il via all’esame e al percorso giuridico legale della nostra pratica, nella democratica Repubblica cinese, passeranno se va tutto bene due anni.
Nel frattempo un po’ per lo Stato italiano e un po’ per quello appunto di Pechino, saremo tutti morti, non per Covid. Se sopravvivi al virus, non sopravvivi a loro.
Sapete cosa sta scritto sul sito dell’ambasciata italiana a Pechino?
Pronti, via. Il titolo della pagina già mette paura da solo…
NOTIFICA ATTI GIUDIZIARI IN MATERIA CIVILE E COMMERCIALE
“La notifica di atti giudiziari in materia civile e commerciale tra Italia e Repubblica Popolare Cinese è regolata dal Trattato bilaterale del 20.05.1991 per l’assistenza giudiziaria in materia civile e dalla Convenzione multilaterale dell’Aja del 15.11.1965 relativa alla notifica all’estero degli atti giudiziari ed extragiudiziari in materia civile e commerciale”. Fatta la debita premessa, e mi raccomando che le notifiche siano “effettuate esclusivamente seguendo le procedure e i modelli indicati, alternativamente, dal Trattato bilaterale o dalla Convenzione dell’Aja”, se si seguirà la Convenzione dell’Aja del 1965, dovrò inviarla in lingua italiana con traduzione esclusivamente in lingua cinese.
Se invece volessi far riferimento al Trattato bilaterale di assistenza giudiziaria del 1991, l’atto di notifica dovrò spedirlo in lingua italiana, corredato di traduzione in lingua cinese o, alternativamente, in lingua inglese o in lingua francese.
Già mi sono perso, ma pazienza. Però mica è detto che fatta la notifica tutto sia accolto. Primo step: “le traduzioni degli atti italiani in lingua cinese, inglese o francese dovranno essere accurate, pena la non ricevibilità da parte delle autorità giudiziarie cinesi”.
Insomma, se c’è una virgola fuori posto, a discrezione delle autorità cinesi, già siamo stati bocciati.
Ma la questione sembra un film di James Bond quando leggo che:
“Con riferimento alla Convenzione dell’Aja, si rammenta inoltre che avendo la Repubblica Popolare Cinese posto riserva all’art. 10 della convenzione, le autorità cinesi consentendo quale unica procedura di notifica l’invio degli atti attraverso il Ministero della Giustizia della R.P.C., escludendo dunque la possibilità di invio diretto agli interessati a mezzo posta”.
Aiuto, si passa per il ministero della Giustizia cinese.
Ed ecco il cuore della notizia. Che devo riportare fedelmente.
“Si informa, infine, che la procedura di notifica di atti giudiziari nella Repubblica Popolare Cinese può richiedere, a seconda della complessità dell’atto, periodi lunghi fino a due anni”.
Fosse finita qui, No, perché poi la mia richiesta di risarcimento passerà alla democratica “Corte Suprema (che procede a valutare eventuali impedimenti di ordine sostanziale alla notificazione dell’atto)”, il che vuol dire che hai passato il primo ostacolo, la traduzione, poi passi il secondo, i due anni di attesa, poi arrivi al terzo, il ministero della Giustizia. Infine arrivi al quarto, la Corte suprema. Poi ecco il quinto mistero di Fatima: e cioè “l’Alta Corte di livello provinciale” che a sua volta trasmetterà ciò che è sopravvissuto , “al Tribunale competente di livello municipale”, che come a Sammarcanda lo girerà “al Tribunale Locale che notifica formalmente l’atto”.
Finito tutto? No. Sedetevi: “L’atto una volta notificato seguirà poi il medesimo percorso a ritroso”.
Ho già capito come andrà a finire. Voi? Poi sono venuti i medici cinesi, poi quelli cubani, poi i russi…. Volete forse dirci che la loro democrazia è così avanzata perché vengono a portarci solidarietà? Mica ci accontentiamo di essere ripagati con un container di mascherine.
https://ambpechino.esteri.it/ambasciata_pechino/it/informazioni_e_servizi/servizi_consolari/notifiche-atti-giudiziari-in-cina.html)