di STEFANIA PIAZZO – Una conferenza stampa con i media attenti per Grande Nord, è il segnale che i tempi forse cambiano in politica più velocemente di quanto si possa immaginare. Ansa, Mediaset, Il Giorno, Agenzia Italia e altre testate non sono una coincidenza fortuita. Grande Nord versus Lega, Salvini, o, più in grande ancora, contro il governo giallo verde che è alto nei consensi ma non così coerente nei risultati. E si sa, alla lunga, la gente chiede il conto. E i media non vogliono perdersi il biglietto di assistere alla prima crepa del consenso monolitico. O di Davide contro Golia. Sai mai azzecchi la mira, prima o poi.
Il Nord si accontenterebbe, come hanno illustrato i vertici del movimento, di riportare a casa il residuo fiscale. La finanziaria, la banca del Nord sono i cittadini, le loro tasse intrappolate tutte a Roma e che non tornano mai indietro. Se versi dieci, hai uno. E il resto finisce nei condoni a Ischia, di turno nei doni elettorali, nel reddito di cittadinanza, nelle assunzioni di 450mila dipendenti pubblici, di 2mila insegnanti al Sud per il tempo pieno a scuola. E via spendendo.
L’elenco delle promesse mancate è lungo. La benzina sale, le accise in Liguria per ripagare il ponte Morandi diventano un emendamento leghista, alla faccia delle accise che dovevano sparire, la flat tax è rinviata, le pensioni pure, a 72 anni. Hanno riformato la Fornero, ma in peggio. L’autonomia regionale è finita negli archivi come la devolution, il federalismo fiscale e tutti i referendum italiani. La crisi del settimo anno non sarà domani, ma non si potrà rinviare in eterno.
Resta dunque lì sulle braci la questione settentrionale. Lo stato maggiore di Grande Nord c’era tutto, da est a ovest. E oltre la via Emilia. Un piccolo esercito in formazione, gente che di politica ne mastica e che la Lega l’ha vissuta già da parlamentare, assessore regionale, ma che non si sente reduce. E che proprio per aver fatto un percorso politico da Nord a Nord, non vuole che si interrompa.
“Neppure Bertinotti avrebbe potuto fare una manovra così a sinistra – ha esordito Roberto Bernardelli, presidente di Grande Nord, introdotto da Monica Rizzi, responsabile organizzativo federale del movimento -. Qui si tratta di esercitare il diritto di legittima difesa del Nord davanti ad un esecutivo che è no euro e poi cambia idea, no reddito di cittadinanza come diceva Salvini tre anni fa definendolo una elemosina di Stato e poi cambia idea, no Fornero poi ti mandano in pensione a 71 anni e cambiano idea. Il no è semmai su altri fronti. Il Pil cresce? No. La ripresa c’è? No. Le assunzioni crescono? No. Gli esercizi possono stare aperti la domenica? No. E’ un delirio, non è un progetto politico”.
Da qui l’iniziativa della petizione popolare con la raccolta firme nei gazebo di Grande Nord sul territorio. Che andrà avanti ad oltranza, oltre il congresso del movimento a febbraio 2019. I responsabili regionali di Grande Nord, da Walter Togni per il Piemonte a Davide Boni per la Lombardia a Corrado Callegari per il Veneto e Angelo Alessandri cofondatore del movimento, tutti intervenuti con la stampa, hanno indicato coralmente il medesimo obiettivo: sia che si tratti di far decollare la Tav, di tutela dell’ambiente nel Verbano o di impegno contro la realizzazione di un parco commerciale outlet – come priorità ad esempio in Piemonte -, sia che si tratti in Lombardia in particolare del blocco delle auto diesel, e di altre emergenze local, i gazebo proporranno di volta in volta accanto al reddito di cittadinanza, anche altre questioni prioritarie per i territori. “La questione che poniamo è politica – è stato detto dai coordinatori regionali – va oltre il concetto di destra-sinistra. Va nella direzione di abbattere la fiscalità, gli imprenditori si aiutano se si abbassa la leva fiscale e si apre così il mercato del lavoro. Abbiamo al Nord 71 miliardi almeno di residuo fiscale, aspettiamo da oltre 400 giorni un cenno sull’autonomia, c’è un governo a trazione Lega con un ministro per il Sud, il Veneto confinante col Trentino non gode dei benefici dell’autonomia e chiede i 9/10 delle proprie tasse, come promesso…”.
Per contro, è stato rilevato, “ci sono due vicecosi che eccitano sulla rete il popolo. E’ in atto qualcosa che va oltre la politica, che non è più lo strumento per decidere. Abbiamo ereditato valori, tradizioni, identità, comunità, ci hanno poi detto che tutto questo era “roba vecchia”… Per questo abbiamo aderito a Grande Nord, per rimettere in pista i diritti del Nord, perché ci stanno rubando i soldi in casa, quelli di Roma. E’ tempo di gilet verdi”.
Conferenza stampa finita, tempo ancora per altre interviste, mentre fanno quadrato attorno a Bernardelli Angelo Valentino, responsabile per Milano, dal Veneto Paola Goisis, Pierangelo Del Zotto, Massimiliano Malaspina e Ferrari per l’Emilia.