di ROBERTO BERNARDELLI – Fece notizia e un certo scalpore quando Ueli Maurer, allora ministro della Difesa della Confederazione Elvetica, affermò pubblicamente: “Annettere la Lombardia per noi non sarebbe un problema. La Lombardia rappresenta circa il 90% del totale di tutti gli scambi commerciali con il nostro paese”.
Una considerazione, consapevole che un conto è sognare e altra cosa è fare i conti con la realtà. Immaginando l’oggetto del desiderio, la Lombardia diventerebbe il 27esimo cantone svizzero (otterrebbe, cioè, una maggior indipendenza), pagherebbe meno tasse, entrerebbe a far parte di un Paese efficiente, serio e all’avanguardia, neutrale, estraneo all’influenza negativa dell’Unione Europea e degli Stati Uniti; passeremmo al franco svizzero e potremmo tenerci pure l’euro, con una diminuzione dei tassi d’inflazione, pagheremmo un minor pedaggio autostradale; e soprattutto continueremmo a parlare le nostre lingue, mantenendo dunque le nostre tradizioni.
Invece siamo qui a sentire parlare di autonomia farlocca, di rinvii, e del nulla certificato.