Bernardelli, caro Zaia il partito identitario di cui parli non c’è più. Appunto….

di Roberto Bernardelli – L’indomani della catastrofe leghista a Verona, Luca Zaia ammette… Sconfitta pesante. Beh, lo hanno visto tutti. Come tutti si sono accorti che senza la coerenza dei comportamenti e lo svuotamento di un partito che ha rottamato la propria identità, in cambio dei voti del Sud, alla fine si va a casa. Zaia dice…. “Credo che un partito debba essere identitario”. Caro governatore, o lo è o non lo è. O è del Nord o non lo è. Va bene riconoscerlo ma forse è troppo tardi per tornare indietro. Non ne state azzeccando una. Il voto su Roma… un flop pauroso. Il Nord? perso. Il Sud? Perso dove avevate presentato la lista Prima gli italiani.

E’ facile ammettere adesso, davanti alla sconfitta, l’ennesima, plateale, che serve l’identità. Sono 5 anni quasi che l’autonomia è un tira e molla inconcludente. In cambio la Lega Salvini ha votato per dare a Roma i poteri di una regione, autonoma. La gente non è stupida…

Al Corriere Zaia ha detto: “Credo che un partito debba essere identitario, costruire la propria fisionomia con gli anni e con le scelte. Credo che quando passerà l’autonomia sarà un fatto che cambierà la storia. Sarà un Big Bang. Noi quello lo abbiamo costruito con pazienza e col duro lavoro negli anni”.

Aspettiamo al varco la conquista annunciata…

Solo colpa di personalismi? Zaia afferma:

“Evidentemente, dove si litiga si parte con il freno a mano tirato”. Lo afferma Luca ZAIA, presidente della Regione Veneto, in merito alle divisioni nel centrodestra alle amministrative. Zaia parla di “sconfitta pesante”. “La somma algebrica del consenso dei due candidati del centrodestra sfiorava il 60%”. “Dal mio punto di vista, che non cambia né quando si vince né quando si perde, in ogni scelta – soprattutto per il sindaco – dietro alla partita politica c’è anche quella personale. Se così non fosse, non si capirebbe nemmeno il mio quasi 78%. Ma non c’è da fasciarsi la testa, soltanto da lavorare. Non c’era solo Verona. Jesolo, la nostra Miami, è un posto che d’estate conta 300 mila persone, fa 6 milioni di presenze all’anno. È un posto intessuto di economia, servizi, interessi non sempre coincidenti. Eppure, il consenso è tale che il ballottaggio è stato tra due candidati di centrodestra. Questo per dire che, oltre al candidato, serve un lavoro preparatorio, la costruzione di un clima. A Verona, invece, c’è stata una discussione che ha sopraffatto quel lavoro”.

Forse il problema non è solo Verona…

 

Onorevole Roberto Bernardelli, presidente Grande Nord

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