Bella ciao

emilia romagna
di Stefania Piazzo – E niente. Non si può avere tutto. La politica delle urne non può ammettere sempre colpi bassi. Lucia Bergonzoni, assente ingiustificata per tutta la campagna elettorale, satellite salviniano del neonazionalismo post leghista, ha perso. Chi ha mai creduto sinceramente potesse vincere?
Ma la vittoria di Stefano Bonaccini per il Pd è una vittoria di Pirro. Ha vinto il candidato, non il partito. I 5 Stelle come dei mutanti, stanno terminando la corsa.
Insomma, la politica qualche domanda se la deve porre, perché non ha vinto. Ha vinto una forma di resistenza alla generazione dei salvini premier, dei suonatori di cetra citofonica, dei replicanti di prima qualcosa, contenti, da nord, di aver conquistato la nduja e le coste calabre, fronte stretto di Messina. Partirà da lì la liberazione del Nord? Del residudo fiscale?
La lotta alla ‘ndrangheta sarà la priorità della Lega, adesso?

Se la gente si rompe le palle, va davvero a votare, alza la voce. Sia da una parte che dell’altra. Faccia almeno un po’ riflettere il fatto che il centrodestra ha portato a casa, da avversario, un bottino pesante. E che un uomo senza simboli di partito, abbia sconfitto il parlamento del Papeete, senza il segretario Zingaretti.
Chi ha votato, di qua e di là, ha chiesto un cambiamento. Né vincitori né vinti, sotto questo profilo. C’è un argine, di sicuro, al giustizialismo del sovranismo, ma c ‘è anche una intolleranza ad una ingiustizia sociale che intacca e sfilaccia il ceto medio, le imprese emiliano romagnole che pagano le tasse per la Calabria del centrodestra vincente, quello dei forestali. Che farai, Salvini, suonerai sotto casa uno ad uno a questi lavoratori socialmente utili o penserai all’autonomia che il Nord aspetta da decenni? In maggio si vota in Veneto. Lì, non basta più il populismo. Belli ciao.

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