”Per gli autotrasportatori non ci sono garanzie: il caro carburante ha determinato una situazione ingestibile. Il 15 marzo è in programma un incontro con il governo, saranno presenti le associazioni degli autotrasportatori accreditate: se l’esito sarà negativo, dal 19 marzo inizieremo a organizzare delle proteste. L’idea è di preparare delle ‘postazioni di dissenso’, ad esempio all’interno di parcheggi privati, in cui spieghiamo le nostre ragioni. L’extrema ratio sarà quella di effettuare giornate di fermo: non bloccheremo le strade o le autostrade, protesteremo ma in modo civile”. A dirlo il presidente di Confartigianato Trasporti Firenze e vice presidente nazionale, Roberto Tegas, in riferimento alla difficile situazione che stanno vivendo le aziende del settore. ”Il problema del carburante – ha aggiunto Tegas – può diventare di carattere strutturale. Il Governo deve varare un pacchetto di emergenza che sia concreto, in modo da far fronte all’attuale emergenza sugli aumenti di carburante ma anche avviare un percorso che elimini il ripresentarsi in futuro di queste criticità. Oltre allo stanziamento degli 80 milioni per il trasporto merci, ci aspettiamo da Roma un segnale a tutela dell’intera categoria”. ”Il governo – ha precisato Tegas – nicchia, sembrava ci dovesse concedere molto e invece ci ha dato poco al momento. Adesso è il momento di un confronto serio, anche sul tema dell’abusivismo”. Tra le richieste anche una ”regolamentazione efficace delle soste e delle attese al carico e un tavolo delle regole per l’accesso al mercato e alla professione dell’autotrasporto”.
Ma altri fermano già i mezzi. Sono 450 gli autotrasportatori sardi senza sigle sindacali pronti a sistemare i loro mezzi davanti ai porti e alle zone industriali in occasione dello sciopero proclamato per lunedi’ 14 marzo contro il caro gasolio. Coinvolti gli scali di Cagliari, Olbia, Oristano e Porto Torres. Idem per le zone industriali. Si comincera’ all’alba. E non c’e’ un termine stabilito. “Andremo avanti a oltranza”, annuncia all’ANSA Gabriele Frongia, uno degli autotrasportatori che si sono autoconvocati ieri a Tramatza, in provincia di Oristano, decidendo la mobilitazione. Sara’ una protesta pacifica, senza alcun blocco, precisano i promotori dello sciopero, che e’ stato votata all’unanimita’ dai 300 partecipanti all’assemblea. “Gli altri 150 – spiega Frongia – erano assenti giustificati perche’ impegnati con trasporti nella Penisola. Ma siamo tutti d’accordo: cosi’ non si puo’ lavorare, con il prezzo del gasolio a questi livelli non e’ possibile andare avanti”. Nel frattempo, le sigle sindacali ufficiali prendono posizione sul messaggio vocale rimbalzato ieri su migliaia di chat WhatsApp della Sardegna che preannunciava un blocco totale delle consegne per due settimane, provocando una psicosi che ha portato in tanti a fare da subito scorte nei supermercati e alle pompe di benzina. “Si tratta di un messaggio di un lavoratore disperato che sta annunciando qualcosa di illegale – chiarisce il segretario generale della Filt Cgil Arnaldo Boeddu – Vietare i beni di prima necessita’ e’ un reato, non e’ possibile privare la popolazione di beni primari”.”Il caro benzina – sottolinea il leader sindacale di categoria – e’ un problema che riguarda tutti. Come Filt Cgil non siamo stati contattati da nessun lavoratore. Siamo d’accordo che si debba protestare contro gli aumenti, ma bisogna assolutamente trovare altri modi”.
Di fronte a un gasolio che segna aumenti del 30% in tre settimane, il Governo continua a essere troppo timido. Le associazioni di trasportatori e camionisti, nel cuore dell’Emilia, lanciano il loro avviso a livello regionale e nazionale: avanti di questo passo, dicono, il settore si blocca per l’impossibilità di rifornirsi di carburante, più che per un fermo di protesta. Gli operatori di Fita-Cna Modena ricordano che si è saliti da quota 1,708 euro per un litro di gasolio il 17 febbraio all’attuale 2,2. Si tratta di “una corsa di cui non si vede la fine” nell’ambito di “un’emergenza quotidiana a cui il Governo- nota l’associazione- risponde convocando un incontro ‘solo’ per il 15 marzo, quando la situazione potrebbe già avere causato gravissimi danni” a tutto il sistema produttivo nazionale. “Non ci si sta rendendo conto della situazione: se alcune industrie gasivore hanno già sospeso l’attività, ci sono autotrasportatori che hanno già fermato i camion in quanto le tariffe non consentono di coprire i costi”, denuncia Franco Spaggiari, responsabile Fita-Cna Modena.
Stessa musica nei territori di Reggio Emilia e Modena associati a Lapam-Confartigianato: “Visto che il Governo non dà risposte alle nostre richieste, come Lapam Trasporti aderiamo alla protesta annunciata da Unatras, che raccoglie le maggiori associazioni degli autotrasportatori, e il 19 realizzeremo manifestazioni”. Lo annuncia Amedeo Genedani, presidente di Lapam, aggiungendo: “Il costo del carburante è insostenibile e sta determinando una situazione ingestibile: le imprese non riescono a farsi riconoscere dalla committenza i maggiori costi dovuti agli stessi aumenti e questo fa sì che sia diventato impossibile lavorare. Vogliamo risposte- incalza Genedani- e le vogliamo in fretta”, visto che ormai “è più conveniente lasciare i propri mezzi sui piazzali piuttosto che continuare a viaggiare”. E se “il Governo si era impegnato a dare una risposta alle aziende in tempi rapidi, per consentirci di fronteggiare l’emergenza”, il responsabile Lapam Trasporti tira le somme così: “Purtroppo, per ora non è andato oltre allo stanziamento di 80 milioni di euro, una goccia nel mare, mentre altri passi avanti non ci sono stati e nel frattempo la situazione è diventata ingestibile. Per questo il 19 marzo faremo manifestazioni per esprimere il nostro disagio, e se non ci saranno risposte queste manifestazioni non rimarranno isolate”. In casa Fita-Cna, Spaggiari dice di riscontrare “una situazione talmente grave che non è azzardato prevedere, a brevissimo termine, la carenza di approvigionamenti per i supermercati”.
Allarga poi il raggio l’esponente Cna citando la crisi Ucraina-Russia: “Oggi registriamo la presenza non solo di criminali di guerra, ma anche di veri e propri criminali economici che stanno speculando sui prezzi e sulle forniture: non si tratta certo dei distributori, ma piuttosto delle aziende petrolifere. Per far fronte a questa situazione occorre immediatamente prevedere crediti d’imposta sui carburanti, poi la sterilizzazione dell’iva e l’introduzione della obbligatorietà, nei contratti di trasporto, di una clausola che rende automatico il riconoscimento di indennizzi a fronte dell’aumento del carburante. Interventi finanziabili- li definisce Spaggiari- anche con una immediata tassazione sugli extra profitti con cui si stanno arricchendo in modo immorale le compagnie”.