
di MARCELLO RICCI – Da 10, i gruppi parlamentari sono diventati 25. Cresciuti e moltiplicati. No, divisi e diminuiti. Per partenogenesi? Per scissioni o per fuoriuscite. Pochissime i gruppi che hanno conservato l’originaria denominazione, molte le nuove, come Democrazia solidale, Civici e innovatori, Possibile, Alternativa libera, Centro democratico, Maie, Fare, Usei, Idea, Fare, Conservatori e riformisti, Centristi per l’Europa… Si aggiungono alle sigle storiche quali Lega Nord Padania, Forza Italia, Partito democratico, Movimento5Stelle, Italia dei Valori, Ncd, Fratelli d’Italia. Si chiede venia, a chi è stato obliato in cotanta confusione. Non c’è l’intenzione di redigere una guida delle sigle e contatti, ma il tentativo di capire le ragioni e le finalità della parcellizzazione.
E’ difficile credere che un distinguo di programmi e idee sia la causa della frammentazione, più probabile che ‘ la sindrome del capo ’ o la possibilità di vantaggi economici (contributi) siano le ragioni profonde e reali che inducono a separarsi. Squallore in entrambi i casi.
E’ quotidiana notizia che lo sterco del diavolo da concime è divenuto la vera materia prima della politica. La morale politica agonizza mentre la corruzione impera.
Tutti contro tutti, i contrasti affiorano anche negli apparati e nei poteri, tradizionalmente architravi dell’impalcatura dello stato. La Lega Nord Padania, pur avendo avuto discussioni interne, ha mantenuto unità e obbiettivi.
Il ‘ logo ‘ impresso sulle tessere dei militanti, la rappresentazione grafica del territorio padano, è di per se eloquente.
Con queste premesse, quale senso ha la permanenza in una torre di Babele dove la confusione delle sigle indica o l’incomunicabilità politica o il prevalere di interessi (denaro o privilegi) che dalla politica degli ideali dovrebbero essere distanti e distinti.
Il Lombardo-Veneto ha l’occasione di tirarsi fuori dal pantano dell’Italietta dei ladri e faccendieri, gran sacerdoti della corruzione elevata e riconosciuta come sistema, come pietra angolare dell’edificio del malcostume. Perché le radici del malaffare non penetrino profondamente, sino a scompaginarlo, nel tessuto sociale del Nord, è necessario accelerarne la separazione almeno fiscale. I tentativi, tutti al ribasso, di autonomia sono stati respinti.
Quali reali possibilità hanno i parlamentari padani di risolvere la questione ?
Con quali numeri, con quali alleanze?
Con grandi sforzi riescono a tutelare qualche interesse marginale del Nord e in questo mettono un grande impegno, ma raramente suffragato da tangibili risultati.
Frustrante è convivere in un parlamento infestato da mestieranti della politica che fanno della stessa mercimonio a proprio esclusivo vantaggio , con conseguente danno per chi dovrebbero tutelale.
La leva dell’autonomia fiscale può scardinare la gabbia in cui il Nord è imprigionato.
Ci si augura che la rassegnazione o la sindrome di Stoccolma non frenino l’anelito di libertà che è in ogni figlio della madre terra padana.