Autonomia, avanti così né oggi né domani

italia ripdi VALTER ROVERATO – Autonomia? Tutto come previsto! Nel senso che non se ne fa nulla, non se ne è fatto nulla per ottoBre 2018, né per Natale 2018, né entro il 15 febbraio 2019, e non credo proprio se ne farà nulla neanche per la nuova scadenza, che comunque nessuno sa quale essa sia veramente, visto che c’è chi dice che dovrebbe essere entro marzo, chi dopo le elezioni europee, chi dice entro il 2019, e chi (vero, Giggino?) dice invece “io non rompo l’italia”, mentre ha già rotto tante altre cose a tutti gli italiani….

Ma come? Dopo lunghe trattative erano state firmate le intese fra il presidente del Veneto Zaia e l’allora ministro Bressa (basta cercare in internet e si trovano i documenti relativi), il governo di allora si era impegnato a dare al Veneto le materie costituzionalmente previste dal Titolo 5°, ed ora non se ne fa nulla?

Beh, io credo che tutto questo era logicamente attendibile, sappiamo bene che l’italia è il paese del “tirem’ innanz’”, del “tiriamo avanti”, dell’eterno rinvio, delle mille e mille consulenze, dei mille e mille studi, delle migliaia di analisi “costi-benefici”, alcune delle quali favorevoli ed altri assolutamente contrarie, a seconda del partito di cui fa parte chi le redige, chiaramente!!! L’italia è il paese delle riforme “urgenti ed indifferibili” che non si fanno mai, il paese dove il provvisorio diventa definitivo, dove si promette ma non si mantiene, tanto “loro”, i cittadini elettori che pagano le tasse (e che tasse!), possono aspettare, ed aspetteranno. Ed andando avanti così, prima o poi si dimenticheranno di tutto, anche di queste autonomie, si saranno detti a roma.

Ed infatti è andata così anche con le precedenti richieste, vedi alla voce “devolution” proposta dalla Lega anni fa, anche se a quel tempo era la Lega Bossiana secessionista, per cui Roma allora ha avuto vita relativamente facile nel far affondare queste istanze.

Ma adesso? Il precedente ministro non era neanche né leghista, né tanto meno di centro-destra, ma della parte “avversa”, eppure aveva firmato assieme a Zaia quelle intese che adesso, con la Lega al governo, sembrerebbero disconoscere, non avendole ancora ratificate. Perfino il segretario del PD, Maurizio Martina, diceva: “L’accordo firmato oggi dal Governo con Emilia Romagna, Veneto e Lombardia per la nuova stagione dell’autonomia differenziata è un passo importante, reso possibile certamente dal lavoro serio che il PD ha messo in campo, lasciando ad altri logiche propagandistiche esasperate. Avere ricondotto a un percorso unitario le diverse iniziative regionali dei mesi scorsi segna un punto di forza utile, grazie proprio allo sforzo del Partito Democratico che conferma così di essere la forza nazionale capace di interpretare l’unità del paese e una forte cultura dei territori per unire in forme nuove autonomia e responsabilità. L’impegno del Governo è stato serio e determinante”. Chissà, forse anche lui in cuor suo sapeva che alla fin fine non se ne sarebbe fatto nulla, e che Veneti, Lombardi, ed Emiliani prima o poi se ne sarebbero dimenticati, con l’andare del tempo.

Poi ci sono state le elezioni ed il nuovo governo “del cambiamento”, anche questo come i precedenti non deciso dagli elettori (alla faccia del cambiamento), la sottoscrizione del “contratto di governo”, dove espressamente è previsto che questa riforma si deve fare, e tutto paradossalmente adesso si è fermato nella palude romana. Addirittura per favorire l’affossamento di questa che secondo me sarebbe anche la prima ed unica vera riforma di questo paese, si sono schierate in campo le “bocche da fuoco” delle regioni del sud, stranamente (o no?) tutte della stessa parte politica che ha esaltato e firmato le intese, al grido di “questa è una secessione dei ricchi”, riconoscendo quindi che le regioni del nord sono sì ricche, ma tacendo anche che gran parte di questa ricchezza da decenni va sempre e solo a foraggiare eternamente il sud, e tacendo anche che, se vogliono, questa autonomia la possono benissimo chiedere anche loro, al pari con le altre regioni del nord, senza problemi, visto che lo prevede la costituzione “più bella del mondo”.

Ma ora cosa si può fare? Quei Veneti che si accontentano anche solo di questa autonomia che lo stato italiano generosamente concede loro (e che comunque sarebbe temporanea, come previsto dalle intese), forse potrebbero imitare i gilet gialli francesi e fare manifestazioni continue, sperando di non imbarcare anche loro dei “casseur”. In realtà, conoscendo l’indole bonacciona dei Veneti, ormai in maggioranza anzianotti, che oggi abitano le terre della Serenissima, si può ben immaginare che, sorseggiando la loro “ombretta” di un buon bianco, e addentando un buon “cicheto” veneto, si lamenteranno, grideranno allo scandalo, magari piangeranno, ma si adegueranno a ciò che comanda Roma, e continueranno ad aspettare l’autonomia proprio come Vladimiro ed Estragone aspettano il “loro” Godot nell’opera di Beckett. E proprio in questo spera lo stato coloniale che ci occupa: di ammansire i Veneti col tempo, al garrire del tricolore portato in mano da Salvini, nato secessionista/indipendentista ma trasformato da Roma in unionista, amico degli occupanti della Serenissima. Fino a quando a roma abuseranno della nostra pazienza? Fino a quando i Veneti continueranno ad aspettare Godot?

 

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