Autonomia, il coro di no sommerge il progetto del governo

“Siamo radicalmente contrari a qualunque tipo di Autonomia: prima vogliamo che i diritti delle persone, da Taranto a Treviso, siano tutelati e garantiti e solo dopo, quindi tra molti anni, si potrà discutere di Autonomia. So che l’obiezione è che è stata inserita in Costituzione dal centrosinistra, ma non è sufficiente per non rendersi conto che questo è un momento di grandissime diseguaglianze nel Paese e l’Autonomia le aggreverebbe tutte”. Lo ha detto a Bari Paola De Micheli, candidata alla segreteria del Pd.

Riguardo all’AUTONOMIA differenziata e le ricadute sulla sanità Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha affermato a Cusano Italia Tv: “La sanità non è equa, abbiamo tradito il principio dell’universalismo, su cui si basa il servizio sanitario nazionale e che di fatto sta erogando una sanità diseguale. Nonostante dal 2001 abbiamo definito i livelli sanitari di assistenza, abbiamo dei gap enormi. Innanzitutto un gap strutturale che va da Nord a Sud, e curiosamente tra le 5 regioni che negli ultimi 10 anni hanno erogato meglio i servizi di assistenza ci sono quelle 3 che hanno fatto richiesta di AUTONOMIA. Tra le prime 5 regioni per mobilità sanitaria attiva ci sono sempre le 3 che stanno richiedendo AUTONOMIA. Questo significa sostanzialmente che, al di là che il ddl Calderoli non entra nel merito, ci troviamo di fronte a una situazione disastrata. È dal 2001 che la sanità è nelle regioni. Il gap nord-sud è aumentato: le regioni del sud hanno sprecato molto per una mala gestione, poi però quando lo Stato ha deciso di cominciare ad intervenire, questi hanno avuto solo l’obiettivo di riequilibrare la finanza pubblica delle regioni che erano in disavanzo, ma non di riorganizzare i servizi. Le regioni del centro-sud quindi sono rimaste storicamente indietro. Proprio in un momento storico nel quale ci indebitiamo per il PNRR, che ha come obiettivo trasversale quello di ridurre la disuguaglianza regionale, abbiamo da approvare un ddl Calderoli che ha come obiettivo quello di frammentare il Paese in 21 repubblichette semindipendenti dove ognuna può decidere su 23 materie”.

“Oggi siamo in piazza con i pensionati di Campania, Basilicata e Calabria per dare un primo segnale tangibile del nostro No all’Autonomia differenziata”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci, che ha partecipato al presidio in piazza del Plebiscito promosso dallo Spi Cgil contro il Ddl Calderoli. “Va costruita – secondo Ricci – una grande mobilitazione nel Paese, partendo dalle fasce più deboli. C’è troppa disparità tra Nord e Sud e gli anziani saranno i più colpiti da questa condizione, con meno diritti, meno risorse, la mancata garanzia di servizi. Lombardia, Emilia Romagna e Veneto rappresentano oggi il 36% della ricchezza a discapito delle regioni meridionali”. “L’Autonomia differenziata – ha concluso Ricci – va combattuta, perché non solo esautora il Parlamento, ma perché punta ad uno Stato sociale con troppe disuguaglianze. I cittadini sono tutti uguali e tutti vanno considerati allo stesso modo. La sanità, i servizi sociali, la vivibilità delle città, l’assistenza delle fasce deboli della popolazione sono i nostri primi obiettivi, per un welfare all’insegna dell’uguaglianza e dei diritti”. “Siamo in piazza – ha detto il segretario generale dello Spi Cgil Campania e Napoli, Franco Tavella – per respingere questo scellerato progetto che viene definito di Autonomia differenziata, che divide il Paese, rompe l’unità nazionale e abbandona il Mezzogiorno. Ai problemi presenti che abbiamo nel Sud se ne aggiungerebbero altri a danno a danno del territorio e di alcuni elementi significativi come la sanità, i trasporti e la scuola”.

Io non capisco quale sia il senso di questa riforma, quella dell’Autonomia differenziata. I due problemi di fondo sono che la politica è di caratura modesta e i media non aiutano. Non c’è più funzione del Parlamento, il dibattere è lì che avveniva un tempo. Tutto questo sta avvenendo per decreto del governo, senza dibattito parlamentare. Verranno decisi per Dpcm, quello strumento conosciuto durante un periodo eccezionale”. Lo afferma Andrea Cangini, ex senatore di Forza Italia, oggi segretario generale Fondazione Luigi Einaudi, intervistato da Cusano Italia Tv. “Manca un senso: a me sorprende che la Meloni, che è statalista, ha fatto un discorso liberale, che rischia di rimanere appesa lì, con un bel discorso. Mi sorprende che lei abbia concesso a Salvini la sua bandiera, la retorica dell’Autonomia. Ragioniamo in prospettiva: prevedere una riforma del genere senza prevedere una clausola di salvaguardia, è assurdo”.

Print Friendly, PDF & Email
Articolo precedente

Il Codacons a tutti i candidati lombardi: Dare voce ai "piccoli" che la politica snobba

Articolo successivo

Questa sera su Rai Storia speciale dedicato a Carlo Cattaneo