di STEFANIA PIAZZO – Uno tsunami. Peggio. Una nuova Pompei che polverizza una delle più imponenti masse boschive del Nord Europa. Pini appesi sui tralicci dell’alta tensione. Un domino di fiammiferi crollati uno sull’altro, come una mano infernale che accartoccia un secolo di storia, quando dopo la fine dei conflitti, iniziò un’opera ardua e tenace di riforestazione. Melette, Campomulo, Marcesina. Tutto distrutto. Una catastrofe che non ha precedenti nella memoria dei cimbri, di questa gente solida e determinata, che evita di scendere a valle, se può, e cerca il lavoro sul’altopiano più bello del mondo.
La cronaca dice tutto. E cito, uno su tanti, il servizio apparso qui. Andate a vedere. Alcune immagini pubblicate sono tratte da questo servizio. http://www.ilgiornaledivicenza.it/territori/bassano/altopiano/altopiano-caduti-300-mila-alberi-come-in-guerra-1.6874302
Il Veneto, è in lutto. E lo sono anche io, in quota parte.
Considero Asiago la mia seconda casa e i miei amici asiaghesi la mia seconda famiglia. Anche se non ci sentiamo sempre. In tempi più felici e sereni di ora ho portato i colori delle loro blasonate società sportive sciistiche, sono stata una loro atleta dell’anno per lo sci di fondo e con loro, con il Gruppo Sportivo Alpini, ho vinto il titolo italiano di sci di fondo di società, quello che un tempo era il glorioso Trofeo delle Regioni, e anche il Trofeo dei Campi di Battaglia, impegnativa gran fondo che ripercorre parte delle trincee italiane ed austriache. Quella di oggi sulla tragedia dei boschi, è una cronaca funebre. Solo chi cammina o scia sull’altopiano di Mario Rigoni Stern e conosce un termine di paragone tra le immagini ad esempio dello Zebio dopo lo scoppio delle mine alla Lunetta o i desertici sentieri bruciati dal conflitto sanguinoso dell’Ortigara, rimasti ancora spogli dopo un secolo, carsici dentro e fuori, può comprendere che una terza guerra è scoppiata sull’Altopiano.
Ne porterà i segni per più generazioni e per ricordare quello che avevamo visto, dovremo rileggerci di Rigoni Stern Le stagioni di Giacomo o Sentieri sotto la neve o Inverni lontani o Storia di Tonle, o, ancora, Il libro degli animali, Il Bosco degli urogalli, Amore di confine o Le vite dell’altipiano per rivedere quello che abbiamo perso. E rivedere nella devastazione di oggi, quella raccontata nelle lettere raccolte nell’opera 1915-1918 La guerra sugli Altipiani”, con prefazione proprio di Rigoni Stern. O, magari, Alpi di mezzogiorno, sul perché sui confini ogni territorio abbia una sua Cima 12. O la stupenda opera naturalistica della Cierre Edizioni, “L’Altopiano dei Sette Comuni”.
Più recentemente, la più bella memoria visiva è quella che ci viene regalata dalle immagini aeree inedite dell’Altopiano grazie a Fabrio Ambrosini Bres, Un genio della prospettiva tridimensionale reale con il suo parapendio a motore (https://www.facebook.com/search/top/?q=fabio%20ambrosini%20bres).
La consolazione, in attesa che arrivi il tempo della mia pensione per vivere sull’Altopiano (tutti abbiamo un sogno, questo è il mio, se c’arrivo), arriva dalla memoria. Dal conservare le cose belle in questa stagione che ti ruba tutto, in attesa di ritorni sperati. Si sogna per sopravvivere perché ora ad Asiago si sta come d’autunno sugli alberi… gli alberi.