
Annuiscono in sala anche numerosi ex deputati del Carroccio della IV legislatura come Fabio Dosi, Gianmarco Mancini, Francesco Formenti e Maurizio Porta.
L’esperienza veneta è riuscita a realizzare un coordinamento tra le varie anime indipendentiste, superando divisioni personali, trovando l’accordo con la lista del presidente Zaia. E’ stato un lavoro di sintesi epocale ma adesso tocchiamo con mano il risultato. Sarà possibile fare il bis in Lombardia? E anzi arrivare ad una forza lombardo veneta ugualmente rappresentativa? Giulio Arrighini ne è convinto: “La questione della rappresentanza del Nord è aperta, è anzi un nervo scoperto. La questione settentrionale è la ricerca delle imprese di un baricentro politico, che non può essere un partito nazionalista, statalista, centralista. Tasse, occupazione, queste sono le partite che dobbiamo giocare con chi rischia tutti i giorni facendo impresa. Ma la risposta non viene né da Roma né da Bruxelles!”.
La responsabilità è tanta, ha ricordato Comencini, l’attenzione forte verso l’indipendentismo è presente. Creare un nucleo lombardo veneto che tenga la barra dritta contro il ritorno del neocentralismo, pericoloso per le nostre due regioni, è l’obiettivo e la risposta ad un Nord compresso nella tenaglia Europa-Roma. E’ un percorso lungo anni, non giorni, per liberarsi dallo Stato centrale.
Oggi si vince facile col populismo. In Italia come in Catalogna. Ma la comunicazione fa la differenza! Chi ha il potere di agire sui social in modo spregiudicato, di cavalcare lo scontento, porta a casa voti facili. Chi sfonda con populismo di poche parole, semplice, affascinante… è diverso dal politico che ha un progetto di più lungo respiro. Il progetto di Arrighini e Comencini è molto diverso, va nella direzione di costruire uno stato nuovo, dell’autodeterminazione, dell’autogoverno.
La sinistra italiana è sempre stata statalista, centralista, non federalista e figuriamoci se indipendentista. Ha avuto aperture verso l’autonomismo solo per opportunismo politico, per accaparrarsi più regioni rosse possibile. Ma fu solo un’operazione di facciata. Per il centrodestra si tratta di costruire un programma! I partiti di centrodestra concederanno qualcosa alla nostre ragioni? Se togliamo Lombardia e Veneto, domani mattina tutti vanno a casa, altro che Grecia! Roma è irriformabile e lo può essere se non attraverso l’implosione di questo Stato. Gli indipendentisti potranno decidere se allearsi strategicamente con il centrodestra ma non hanno nulla a che spartire con chi dice che vanno abolite le regioni o con chi propone macroregioni minestrone di popoli. Una cosa è una confederazione tra Lombardia e Veneto, e sarebbe un motore d’Europa formidabile. O abbiamo delle radici, un’identità altrimenti siamo un robot nelle mani di altri.
Il sentimento all’interno della Lega è questo: “che diavolo abbiamo a che spartire noi con il Sud, con “Noi con Salvini”? Non perché Salvini dica delle stupidaggini, tocca temi estremamente importanti ma lui stesso sa che il Sud del Paese deve trovare un proprio leader. Salvini non può vincere pensando di fare anche il leader del Sud. Si sbaglia. Messaggio recapitato.