Ancora affascinati dalla supercazzola sovranista?

di RICCARDO POZZI –  Sovente l’entomologia fornisce spiegazioni politiche più interessanti di molti analisti e delle  sontuose supercazzole con le quali affollano  i quotidiani. Le farfalle hanno ali molto colorate e sgargianti ma soprattutto  una forma particolare delle decorazioni che distrae l’attenzione dei  predatori, orientando il possibile attacco sul centro delle ali e non sul corpo che custodisce le preziose uova, fine  biologico della farfalla. Prendiamo in considerazione la nuova politica della Lega Nord  e del suo leader Matteo Salvini che si appresta ad affrontare il  congresso  con il solo Fava a contendergli coraggiosamente la leadership.

Come mai  il nuovo mantra leghista vede nell’euro la causa di tutti i mali nazionali?

Eppure le altissime tasse italiane sarebbero alte anche se fossero ancora pagate in lire, e d’altra parte, i 100 MLD di residuo fiscale attivo pagati dalle tre regioni del nord  che reggono l’intera nazione non sarebbero meno pesanti se fossero pagati con la vecchia valuta. Allora perché l’euro viene indicato come causa e non come uno strumento? Semplice,  per lo stesso motivo per cui  la farfalla ha le ali colorate in modo che l’attenzione non si concentri sul suo corpo.

Se una forza politica si prefigge il compito di frenare il fiume di denaro che lo stato drena da poche regioni a favore di tutte le altre e dopo trent’anni quel fiume è ancora intatto, significa che quella forza ha fallito. Come dissimulare questo fallimento? Cambiando la destinazione d’uso di quel partito e mettendo nel mirino un altro obiettivo.  Ma qual è il fine biologico di questa strategia? Il mantenimento in vita del movimento Lega e la sua mera perpetuazione,  o  dietro questa svolta nazionalista  si nasconde un’astuta macchinazione da cavallo di Troia? E cosa possono i militanti sperare che succeda quando dalla pancia del cavallo dovessero ipoteticamente uscire le storiche istanze autonomiste del nord produttivo ? Che garanzie danno, gli strati elettorali della destra nazionalista e sovranista in cui pesca la Lega di Salvini, di riconoscere i diritti dei territori saccheggiati dalle perequazioni interregionali? L’Europa ci impone un tetto sui debiti, ma non ci impone di pagare le siringhe il triplo, di assumere più forestali del Canada, di assistere il doppio di invalidi della media e foraggiare ospedali con più portantini che letti.

Dire che i problemi del nord passano per Bruxelles e non per Roma  assomiglia tremendamente  alle supercazzole di Tognazzi in “Amici miei”.  I soldi di Lombardia, Emilia e Veneto prendono l’autosole e vanno a Roma. Da là non tornano più. Dipingere le ali della farfalla leghista per renderla più gradevole elettoralmente  potrà portare qualche punto in più ma di uova non ne nascerà nemmeno una.

Riconoscere gli errori del passato e ricominciare con umiltà a chiedere un voto alla volta, argomentando seriamente e con coerenza è la strada della politica, ma forse non quella di oggi.

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