Ambulanti, in Padania il mercato è terra di nessuno

mercato

di BARBARA TEDESCO – Nel corso degli anni le continue ed inutili scremature di regole imposte dai vari governi, hanno portato una lenta ma inevitabile destabilizzazione nei mercati settimanali,e nei piccoli esercizi commerciali.

Negli scorsi anni  i titoli autorizzatori per esercitare il commercio ambulante erano obbligatori, ai fini di tutelare sia chi esercitava sia chi frequentava i mercati. E comunque venivano ottenuti con diversi requisiti: corsi “REC”, diploma superiore o da almeno due anni di apprendistato presso un esercizio, fedina penale pulita, residenza certa, iscrizione ai vari enti di categoria. Ssolo allora potevi essere titolare di licenza.

Oggi è esattamente il contrario: prima compri una licenza e poi la legge ti dà da 6 mesi ad un anno per iscriverti ai vari enti, provocando cosi’ una catastrofe. I nuovi pseudo ambulanti nella maggior parte dei casi sono privi di licenza legale a volte esibiscono solo una fotocopia di riferimento, ma ottenuta  la concessione di posteggio, forti del fatto che nessun ordine di controllo verifichera’ mai la posizione, non adempiranno agli obblighi di legge per essere in regola con i requisiti.

Sarebbe opportuno il ripristino della foto identificativa e di una residenza certa almeno per cominciare a dare un minimo di legalità al settore.  Oggi è ben risaputo che alcuni soggetti usano la licenza ambulante in modo improprio, nella peggiore delle ipotesi si va in piazza come ambulante ma è una copertura per fare altro…

Intanto chi è in regola paga per tutti. E alcune istituzioni non solo si girano dall’altra parte, ma tutela le nuove categorie deboli che  vende la merce a bassi costi… Nella confusione può così accadere di tutto. Che uno la mattima si chiami Mario e il pomeriggio si faccia chiamare Giovanni in un altro mercato.

Ma è così difficile controllare a tappeto? Perché dobbiamo assistere al degrado delle nostre piazze, all’impunità che la fa da padrone qui al Nord, conclamata terra di legalità? Un tempo, magari…

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