di Roberto Bernardelli – In un bel fondo economico, Dario Immordino* sul sito economico lavoce.info titolava l’altro giorno così:
Quei debiti della Pa che pesano sull’economia.
E il punto di vista è purtroppo condivisibile, ma non solo dal sottoscritto ma da quelle decine di migliaia di aziende che hanno vinto appalti e servizi per la pubblica amministrazione ma senza vedere una lira. Figuriamoci quindi se, a fronte della promessa di un bazooka di aiuti, potevamo aspettarci una pioggia di sostegno. Neanche mezzo.
A questo punto sarebbe bastato per avere liquidità certa sbloccare la massa di debito della pubblica amministrazione incagliato per burocrazia e scarsa considerazione del cittadino-imprenditore-pubblico che ha lavorato senza vedere un soldo.
“Eppure – leggiamo – somme già stanziate in bilancio non si trasformano in pagamenti effettivi”.
Le cifre fanno paura. Si tratta di “53 miliardi di euro, circa il 2,9 per cento del Pil (Banca d’Italia, 2018), frutto di consistenti ritardi rispetto ai termini di legge: secondo i dati della piattaforma dei crediti commerciali della Ragioneria generale, arrivano a 73 giorni per le regioni (Basilicata), a 320 per i comuni (Napoli) e a 167 per le aziende sanitarie (Asl Napoli 1)”.
E, ancora. “Il congelamento di questa ingente mole di risorse indebolisce la struttura finanziaria delle imprese e determina diffusi stati di insolvenza, che innescano ritardi a cascata nell’adempimento delle obbligazioni commerciali e si propagano rapidamente all’intero sistema economico e sociale, provocando riduzione dell’occupazione, aumento della povertà, contrazione dei consumi”.
Possiamo andare avanti ma c’è ben poco da dire. E’ una patologia.
*Immordino è Dottore di ricerca in diritto comunitario e interno all’Università di Palermo, si occupa principalmente di finanza pubblica, autonomia regionale e locale, contratti e servizi pubblici.