di RODOLFO PIVA – Tempo fa, nel nostro quotidiano, venne pubblicata la recensione di uno splendido libro:” Georg Klotz – Una vita per l’unità del Tirolo” riguardante la vita sofferta di questo grande patriota sudtirolese del secolo scorso e scritto dalla figlia Eva Klotz che, per tutta la vita, ha portato e porta tutt’ora avanti gli ideali di suo padre come personaggio di spicco della Südtiroler Freiheit. Questo è un partito fortemente identitario che rivendica per il Popolo Sudtirolese, la possibilità di esercitare il diritto alll’autodeterminazione secondo quanto previsto dai Patti Internazionali sui Diritti dell’Uomo adottati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 16 dicembre 1966 ed entrati in vigore nel corso del 1976.
La lettura del libro relativo a Georg Klotz contiene molti elementi che consentono di capire quale sia stato triste e tormentato il destino del popolo sudtirolese, al termine del 1° conflitto mondiale quando, nel 1918, la sua terra, da secoli parte dell’ Impero Multietnico e Sovranazionale Aburgico venne acquisita dal Regno d’Italia come prezzo per il tradimento dell’alleanza che tale regno aveva con l’Impero Germanico e con l’Impero Austroungarico (Triplice Alleanza) e che portò il Regno d’Italia a schierarsi con la Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia, Russia).
Per conoscere nel dettaglio questa pagina di storia del Sudtirolo mi permetto di suggerire ai lettori de “lIndipendenzanuova.com”, che desiderassero approfondire questo argomento, il libro, scritto circa quaranta anno or sono da Alfons Gruber: “ Südtirol unter dem Fascismus“ e tradotto dal Dr. Giuseppe Richebuono con il titolo: “L’Alto Adige sotto il fascismo“ (Casa Editrice Athesia – Bolzano). La traduzione in italiano del titolo tedesco, rispecchiava la terminologia con cui venivano insistentemente chiamate quelle terre quarantanni fa. Oggi, grazie all’incessante impegno dei patrioti sudtirolesi, quelle terre sono chiamate Sudtirolo e la terminologia Alto Adige sembra essere rimasta in uso alle frange residuali fascistoidi che ancora sopravvivono.
Ad ulteriore commento di quanto sopra, riporto nel seguito alcuni stralci dalla prefazione del libro di Alfons Gruber.
„Il presente lavoro si basa essenzialmente sulla mia tesi di laurea, presentata dallo storico prof. Hunter e discussa as Innsbruck nel 1967. L’introduzione riassume gli eventi dal 1919 al 1926 in breve, perchè su quegli anni riferiscono diffusamente e magistralmente le note opere di P. Herre, H. Fingeller (pseudonimo di E. Mumelter), F.K. Hennersdorf (pseudonimo di Felix Kraus), Athanasius (pseudonimo di Michael Gamper).
La parte principale del libro comincia dunque con il 1926 non perchè quell’anno rappresenti una svolta particolare nella politica fascista a riguardo l’Alto Adige, ma perchè per gli anni dal 1926 al 1939 (opzioni) mancavano opere sistematiche riassuntive. Le fonti principali da cui trassi le informazioni per il mio lavoro furono sopratutto i giornali (austriaci, germanici e italiani) e l‘“Archvio per l’Alto Adige“ edito da Errore Tolomei.
….. Tutto il piano del regime (fascista), deciso ad italianizzare coattivamente l’Alto Adige, fu studiato ed esposto con sufficiente chiarezza. Il programma ufficiale di snazionalizzazione fu proclamato da Tolomei il 15 luglio 1923 a Bolzano ed imperversò fino all’accordo di Berlino del 1939: durante quegli anni, nell’intento di italianizzare completamente l’Alto Adige, il fascismo perseguitò, oppresse e terrorizzò la minoranza etnica (nota: in realtà i sudtirolesi di lingua tedesca erano la maggioranza nella loro terra: il Sudtirolo).