di Monica Rizzi – Ennesimo valzer per il ministero degli Affari regionali. Ma perché “affari” e non diritti costituzionali? Perché Regioni e non macroregioni? Come si ci fossero anche queste palle al piede delle regioni, per Roma. Ancora una volta!
Rinviano a vita. Di rinvio in rinvio l’autonomia appare e scompare come l’araba fenice. Al tempo del Conte 1 ci fu un vertice al Viminale tra il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani e i governatori di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia. “Entro questa settimana il ministro riceverà un documento di sintesi finale”, si leggeva nelle cronache. L’ennesima sintesi finale…. l’ennesima bozza discussa con l’allora premier Giuseppe Conte e il vicepremier Luigi Di Maio. “Applicheremo quanto previsto dalla Costituzione” spiegavano Stefani e i governatori Fontana e Zaia. “Prendiamo atto – diceva Salvini – che stiamo vivendo un momento storico: lo dimostrano le altre Regioni che hanno avanzato richiesta di autonomia. Pensiamo a Liguria, Piemonte, Campania, Toscana, Umbria e Marche. È una richiesta di buona amministrazione e di spesa trasparente che si sta diffondendo in tutto il Paese”.
Il momento storico è talmente storico chel’autonomia non sarà mai quella votata dai cittadini. E solo il coraggio di portare sul tavolo la macroregione può essere la via per restare attaccati all’Europa prima che l’Europa ci cacci.
Non prendeteci più per i fondelli.
Monica Rizzi, responsabile organizzativo federale Grande Nord