di Valter Roverato – Ho letto un bell’articolo dell’on. Bernardelli, presidente di “Grande Nord”, in cui si domanda come mai i nostri politici, eletti dai nostri concittadini, non si siedono ad un tavolo, forti del nostro residuo fiscale, per trattare con Roma l’autonomia. La risposta è molto semplice: perché questo famoso “residuo fiscale” non esiste, dato che il territorio da cui proviene è Italia a tutti gli effetti, per cui non c’è alcunché di cui trattare.
E’ inutile mandare politici a Roma, perché una volta là, nelle stanze del “potere”, essi vanno a rappresentare l’Italia intera, e non solo gli interessi del territorio da cui provengono, e perfino neanche le idee dei partiti che li eleggono, e tutto ciò non è stato scelto a caso, ed ora si capisce perché. Non è che non abbiamo “politici con le palle”, magari ci sarebbero anche, ma il problema è che il politico, una volta eletto, quelle palle gliele ridipingono con dei colori diversi da quelli di vera appartenenza, e con una vernice indelebile. In pratica chi viene eletto non rappresenta il cittadino, ma tutto il paese, che è chiaramente un’entità astratta, ma va bene così.
Soluzioni? Ho sentito l’on. Cappato, deluso dalla bocciatura dei referendum sulla cannabis e sul suicidio assistito, affermare che “tanto, ci arriveremo comunque, anche facendo atti di disubbidienza civile…”. Ecco, forse qui c’è una soluzione: se il cittadino ha delle istanze che non gli vengono riconosciute pur essendo sacrosante (anche se non sono proprio quelle dei 2 referendum bocciati), forse in certi casi la cosiddetta “disubbidienza civile” potrebbe essere una via, ma essa dovrebbe essere una disubbidienza di massa, clamorosa, e qui si vedrebbe veramente chi ha le suddette “palle”, chi arriverebbe veramente a rischiare di andare anche in galera, pur di lottare per ciò che gli sembra giusto. E’ qui che ci vogliono quegli attributi, perché abbiamo capito che è inutile andare a mendicare qualcosa da chi non ha alcun interesse a dartela, ma anzi avrebbe interesse a toglierti anche quel poco che hai già attualmente per legge (vedi Costituzione italiana titolo quinto, art.117), che non per nulla, come da più parti si sente dire, vorrebbero cambiare.
Pertanto, la domanda andrebbe cambiata in: “abbiamo un popolo con le palle?”. Ecco, io penso che questo popolo non c’è, ed infatti abbiamo visto come in passato ci siano anche stati alcuni atti di “disubbidienza civile” da parte di diverse persone, ma sono stati atti sporadici, subito sedati da Roma. D’altra parte, dobbiamo renderci conto che viviamo in un territorio che ci è stato espropriato, occupato da Roma, che comanda esercito, polizia, carabinieri, magistratura, organi di informazione, scuola, istituzioni, burocrazia, chiesa, sindacati, e può contare anche sulla collaborazione di tutti coloro che in cambio ottengono prebende e privilegi vari. Se aggiungiamo a tutto questo scenario il fatto che anche all’interno dei vari, troppi, movimenti indipendentisti del nord esistono divisioni, distinzioni, gelosie, baruffe, a volte endemiche, a volte alimentate ad arte da Roma stessa, ecco che si può dedurre che lo sforzo risulta estremo, quasi impossibile.
Credo che sia giusto e bello continuare a percorrere la strada dell’indipendentismo, ma senza grandi illusioni: non ci concederanno mai ciò che vogliamo veramente, perché hanno bisogno di noi, del nostro “residuo fiscale”, dei nostri sforzi per lavorare per più di 40 anni per pagare le pensioni, le tasse, le bollette: hanno bisogno dei nostri soldi, li manteniamo noi del nord, e non c’è collante più grande dei soldi. Abbiamo bisogno di un solvente….