A Strasburgo il partito – tedesco – delle dimissioni

di STEFANIA PIAZZO

Occorre dire che i tedeschi dicono le cose come stanno. A Strasburgo non si va per fare la guerra all’Europa delle banche, per salvare dalle grinfie dei poteri forti mezzo miliardo di persone, gli esodati, i rifugiati naturalizzati europeizzati, né per costruire le arche delle alleanze con speranze autonomiste. Si va per mangiare, punto e basta, visto che fare l’europarlamentare non è un mestiere che si faccia gratis.

Ed ecco allora “Il partito”, di nome e di fatto, Die partei. Programma politico: oziare, e a rotazione dimettersi, così che tutti i non eletti, dal primo all’ultimo, passino a fine mese alla cassa: uno alla volta, tutti porteranno a casa 33mila euro al mese. Un grande gratta e vinci, a consacrare la politica fine a se stessa. Una genialata o una porcata? Fate voi. Il programma, infatti, è chiaro: dimettersi. Potranno cambiare le sorti dell’Europa? Invertire o sovvertire i danni fatti dall’euro? Cambiare atteggiamento verso gli Usa o la Cina o la Russia? Decidere chi e cosa si fa nella Bce? Chi crede a Cappuccetto e ai sette nani, alla forza di una rivoluzione in atto? Certo, tutto può essere, ma la faccia tosta degli europarlamentari tedeschi eletti in questa lista, come riportava l’altro giorno la Frankfurter Allgemeine, (http://www.faz.net/aktuell/gesellschaft/menschen/martin-sonneborn-im-interview-das-ziel-ist-ruecktritt-12959475.html), è imbattibile. Diciamo così, sovverte i canoni del coraggio. In Italia, nessun partito escluso, nessuno verrà a dirvi che il mestiere dell’europarlamentare è noioso e che non serve a nulla se non a perorare la causa – profumata – della propria bottega.

Emaciati, stanchi, dimagriti, occhiaie ascellari, gli europarlamentari italiani non li senti mai intervenire in cinque anni in un dibattito politico che sia uno. Tranne rare eccezioni, non sempre premiate dal voto, sembra vivano nei sotterranei di una metropoli, nascosti, nel buio dei riflettori. Li rivedi solo nei manifesti, cinque anni dopo.

Die partei, invece, lo dice subito chiaro e tondo: andiamo a Strasburgo per fare un beato c…., ma non siamo così golosi di denaro come gli altri. Un mese a testa, il programma politico è dimettersi. Almeno loro hanno la faccia di farlo. Tutti gli altri, per altri cinque anni, incassano per aiutare i poveri europei a perdere uno dietro l’altro tutti i loro diritti. Dal suo insediamento ad oggi, cos’ha cambiato d’altra parte l’europarlamento nel corso della storia? Quale pietra miliare del diritto e della conoscenza ha lasciato a noi posteri peccatori?

E allora, dimettersi, uno alla volta, è la cosa più civile a cui forse si potesse assistere. Avere il coraggio di dire che si va là e si sgomita solo per i soldi. Die partei, è che lo si voglia o no il paradigma dei partiti, “Il partito”, appunto.

 

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