di ANGELO VALENTINO – “L’attività legislativa del parlamento a giugno è monopolizzata dai decreti del governo. Il mese era infatti iniziato con ben tre diversi provvedimenti in scadenza, di cui due, lo sblocca cantieri e il decreto crescita, particolarmente complessi e controversi. Come se non bastasse, l’arrivo in aula anche del decreto sicurezza-bis, deliberato dal consiglio dei ministri nella prima metà di giugno, ha aggiunto ulteriore carne sul fuoco. A pagarne le conseguenze è il parlamento, e soprattutto la qualità del dibattito in aula”.
Punto e a capo. Per la fondazione Openpolis, che da sempre seguiamo con attenzione per l’indipendenza e la neutralità della ricerca,
“da anni ormai camera e senato sono svuotate dal loro ruolo, e nelle mani del governo di turno. Con l’accentramento dell’iniziativa legislativa nelle mani del potere esecutivo infatti, l’intensità dei lavori del parlamento è direttamente collegata al numero di proposte che arrivano dal governo”.
E per di più siamo in perenne campagna elettorale. Le elezioni europee hanno paralizzato il governo e il parlamento, ma in particolare, è la politica del rinvio e dei decreti legge ad avere avuto la meglio.
Ecco infatti cosa ha rilevato l’Osservatorio legislativo Agi-openpolis
30 maggio: votato alla camera il decreto sul servizio sanitario della regione Calabria.
6 giugno: votato al senato lo sblocca cantieri;
12 giugno: votata alla camera la fiducia sullo sblocca cantieri;
13 giugno: voto finale alla camera, e quindi convertito in legge, per lo sblocca cantieri.
19 giugno: voto finale al senato, e quindi convertito in legge, per il decreto servizio sanitario della regione Calabria;
21 giugno: fiducia sul decreto crescita a Montecitorio;
21 giugno: voto finale sul decreto crescita alla camera.
In tutto, sono 4 i decreti del governo che sono stati trattati in aula a giugno.
A tutto questo poi, bisogna aggiungere il decreto sicurezza-bis, la cui trattazione è già stata avviata alla camera. Sono ad oggi ancora 2 i decreti legge ancora pendenti, e da convertire, e 4 in totale quelli trattati in aula nel corso del mese.
Cosa fa il governo? Produce prima decreti poi passano mesi per la conversione in legge.
All’Osservatorio risulta che nel primo anno di governo l’esecutivo Conte abbia presentato 117 provvedimenti al parlamento. Escludendo le 72 ratifiche di trattati internazionali, il totale scende a 44. Il 45% di queste proposte sono decreti legge, e si tratta dal governo Berlusconi in poi della percentuale più alta. Mai dal 2008 ad oggi il peso dei decreti sui disegni leggi del governo è stato così importante.
Esclusi i trattati il governo Conte ha presentato solo 44 provvedimenti in un anno.
In più il 40% dei decreti del governo Conte convertiti in legge hanno necessitato di almeno un voto di fiducia.
Non solo. In questa legislatura, a causa di intasamenti per i troppi decreti in discussione, sono decaduti 4 decreti del governo. Tutti però sono poi confluiti in altri provvedimenti. Ecco quelli rilevati dall’Osservatorio:
Decreto fatturazione elettronica per i benzinai: decaduto il 17 agosto 2018, ma confluito nel decreto dignità;
Decreto giustizia sportiva: decaduto il 5 dicembre 2018 ma confluito poi in vari provvedimenti presentati dal governo;
Decreto ordini forensi: decaduto il 12 marzo 2019, ma confluito nel decreto semplificazioni;
Decreto Ncc: decaduto il 27 febbraio 2019, ma confluito nel decreto semplificazioni;
Altra pratica che ha avuto luogo in questa legislatura a causa dei troppi decreti presentati, è stata quella di approvare testi (anche con la fiducia), semplicemente per spostare la trattazione in un altro ramo, e quindi liberare il tempo dell’aula per l’approvazione di altri decreti sempre in scadenza.
Insomma, un’efficienza svizzera!