di SERGIO BIANCHINI – Ormai l’occidente sembra dominato da continue emergenze e minacce che costringono a seguire politiche sempre meno comprese e condivise.
Ecco un articolo di un docente universitario non allineato
RASSEGNA STAMPA
di Eliseo Bertolasi – Nelle ultime settimane il tema del “riscaldamento globale” è entrato di forza nel dibattito pubblico occidentale assumendo addirittura connotazioni di “emergenza” planetaria.
Sputnik Italia ha raggiunto il professor Franco Battaglia, docente di Chimica Fisica all’Università di Modena, autore di numerose pubblicazioni, che attraverso analisi tende a smontare la teoria ampiamente diffusa del “riscaldamento globale”.
— Professore da dove partono le sue convinzioni nel contrastare la convinzione, continuamente ripetuta dal 97% degli scienziati, che il riscaldamento globale è antropogenico (RGA), cioè causato dall’uomo?
— Mi faccia chiarire questa narrazione del 97%. Tanto per cominciare non è vera. Vi sono migliaia di scienziati nel mondo che hanno espresso dissenso sul RGA. Qui, oltre 30mila scienziati americani hanno firmato una petizione contro la congettura del RGA. Il primo sottoscrittore fu il fisico F. Seitz, Presidente dell’Accademia Nazionale delle Scienze americana. Desidero sottolineare questo fatto per sottolineare le colossali bugie che ci narrano sul tema.
Ma, chiarita la bugia, mi faccia dire una cosa ancora più importante: anche se la bugia non fosse bugia, anche se il 100% degli scienziati fosse convinto dell’intervento umano sul clima, la cosa sarebbe irrilevante. Me lo faccia ripetere: irrilevante. Le dinamiche del metodo scientifico sono diverse da quelle della democrazia. Anzi, più precisamente, tutte le volte che la scienza ha fatto progressi hanno coinciso con le volte in cui la totalità degli scienziati è stata poi sconfessata nelle proprie convinzioni. Ai tempi di Galileo, la quasi totalità degli scienziati era convinta al riguardo di una Terra ferma al centro dell’universo, tant’è che Galileo fu imprigionato e dovette abiurare. Ai tempi di Einstein, la totalità degli scienziati era concorde con le conseguenze derivanti da convinzioni opposte a quelle che fecero poi sviluppare la “teoria della relatività”, che rimase poco creduta per un tempo sufficientemente lungo da impedire che ad Einstein fosse, per essa, assegnato il Nobel. Infatti lui ricevette il Nobel per la sua interpretazione dell’effetto fotoelettrico del 1905. E anche questa teoria quasi nessuno la condivise, tant’è che il Nobel fu dato ad Einstein dopo ben 16 anni, nel 1921. Il fisico Robert Andrews Millikan spese 10 anni di ricerca in un progetto avente l’obiettivo di sconfessare la proposta di Einstein. Dopo 10 anni Millikan pervenne ad una conclusione opposta a quella che intendeva dimostrare e per questo ricevette, egli stesso, il Nobel nel 1923. Insomma, furono i fatti, così come si presentarono a Millikan, che determinarono l’ultima parola, non le convinzioni iniziali di Millikan e della quasi totalità degli scienziati.
Il punto è che ciò che conta nella scienza non è quel che pensa la maggioranza, o anche la totalità, degli scienziati. Ciò che conta sono i fatti. Allora, le mie convinzioni derivano dall’esercizio del metodo scientifico, cioè dal guardare i fatti, senza alcuna concessione all’ideologia.
— E quali sono i fatti?
— Le affermazioni cruciali dei sostenitori del RGA sono le seguenti: 1) L’uomo sta immettendo in atmosfera una inaccettabile quantità di CO2, tant’è che la sua concentrazione atmosferica, che era di 300 ppm (parti per milione) nei tempi pre-industriali, oggi è 400 ppm. 2) Questi incrementi di CO2, che è un gas-serra, hanno causato un inaccettabile RG: la temperatura media globale è, oggi, quasi 1 grado Celsius superiore alla temperatura media globale del 1850. 3) Questo incremento di temperatura media globale sta causando un inaccettabile incremento di eventi meteorologici estremi.
Sconfessare queste congetture è facilissimo, se solo si guardano i fatti. Comincio dal punto 3). Al di là di quelle che possono essere le percezioni, v’è un caso di eventi estremi che sono regolarmente contati dal 1850 a oggi: gli uragani che hanno colpito l’America. Gli uragani sono classificati, secondo la loro intensità oggettiva, in cinque classi, da forza 1 a forza 5. L’America è stata colpita da 149 uragani negli 80 anni compresi fra il 1850 e il 1930, e da 135 uragani negli 80 anni compresi fra il 1930 e il 2010. Quindi, la verità è che il numero di uragani è diminuito! E la loro intensità? Quelli di forza 5 sono stati 3, troppo poco per farci una statistica. Quelli di forza 4 sono stati 10 negli 80 anni compresi fra il 1850 e il 1930, e sono stati 8 negli 80 anni compresi fra il 1930 e il 2010. Comunque si guardino le cose e in qualunque modo si analizzino i dati, il fatto è che gli uragani sono diminuiti in numero e in intensità. Possiamo tranquillamente concludere che le preoccupazioni del RGA sono infondate. A onor del vero, va anche detto che codesta diminuzione è troppo piccola per non considerarla una banale fluttuazione statistica, ma mai può essere spacciata come aumento.