di SERGIO BIANCHINI – Ci sono voluti 10 anni ( 68-78) di enormi turbolenze interne ed internazionali per cambiare il clima politico in Italia e mettere fine alle tendenze insurrezionali.
Lo stile stalinista del Movimento studentesco aveva un grande fascino sui giovani. Il famosissimo servizio d’ordine (nato come Katanga) fece scuola e tutti cercarono di imitarlo. Con conseguenze anche tragiche sia negli scontri con i fascisti e la polizia sia negli scontri tra movimenti extraparlamentari. E mentre invocavano più democrazia nelle scuole e nella società i giovani, inquadrati militarmente, cantavano con orgoglio…
– proletaria è la nostra disciplina- comunismo l’idea che ci avvicina- rosso sangue il color della bandiera- partigiana la nostra fitta schiera ….-
Per il militante MS era motivo di grande orgoglio e forza interiore sentirsi parte di un movimento capace di sofisticate contese politico- filosofiche- storiche ed allo stesso tempo di concretissime azioni anche militari di piazza e di strada a cui partecipavano anche i massimi dirigenti. Certo, si era fieri di non essere “rivoluzionari da salotto”,” come quelli del Manifesto o di Avanguardia Operaia”.
Come facevano tutti i “rivoluzionari da salotto” a dirsi Maoisti senza essere Stalinisti? Forse proprio la polemica, allora efficacissima, contro i “rivoluzionari da salotto” portò alla progressiva militarizzazione di tutti i “servizi d’ordine” dei gruppuscoli ed all’aumento della azioni “muscolari” anche sanguinose e a volte tragiche contro i fascisti e la polizia.
Questo tipo di militanza “coerente” e “conseguente” era sentito come un forte antidoto alla inconcludenza, all’eclettismo e alla dilagante “modernizzazione borghese” centrata sulla droga, lo sballo, sul femminismo erotizzante e sull’abbandono di tutti i tradizionali nobili criteri esistenziali cristallizzati anche nella tradizione “proletaria” e comunista.
Il MS della Statale fu in costante divergenza con gli altri estremismi studenteschi Milanesi: sul tema del valore da dare allo studio, del rifiuto totale delle droghe di qualunque genere, del rapporto col sindacato considerato il custode della tradizione proletaria con cui bisognava assolutamente rapportarsi , del ruolo della gerarchia e della disciplina, della coerenza e della dignità, del rapporto uomo donna non decaduto al collezionismo e allo sperimentalismo sessuale, sulla valutazione dell’esperienza storica social- comunista ed in particolare dello stalinismo. Come lo stalinismo, fu contro una visione del rivoluzionarismo inteso come ribellismo o anticonformismo costante , caratteriale e quindi inconcludente, e invece a favore di un serio esame della fase, cioè del livello storico reale, delle forze in campo e del modo di sentire del popolo reale.
Il tentativo cinese (maoista) allora in pieno svolgimento, di coniugare dittatura del partito e dinamiche di base e di massa (con le famose guardie rosse ed i tatsebao) era percepito come la possibile soluzione del dilemma tra socialismo reale e democrazia.
A Milano si ripeté in pochi anni, nelle aule universitarie e scolastiche, il secolare e drammatico percorso storico del socialismo.
Prima con lo scontro nell’800 di Marx con Bakunin, gli anarchici e con l’estremismo verbale senza chiarezza programmatica. Poi lo scontro tra Leninismo e riformismo o rivoluzionarismo inconcludente, poi tra stalinismo e trotzkismo. Sullo sfondo lo scontro mondiale in atto tra maoismo e revisionismo Kruscioviano. Tutte le fratture storiche si ripeterono come in una farsa, purtroppo a volte sanguinosa, nelle aule universitarie e nelle piazze milanesi. Alla fine la Statale e la maggioranza degli istituti medi milanesi furono in mano stabilmente all’MS, creatore poi dell’MLS ,ma intanto la massa studentesca si era silenziosamente defilata. E dopo la morte di Toscano (il massimo dirigente rispettatissimo e amatissimo) avvenuta solo due mesi dopo la trasformazione del MS in MLS (febbraio marzo’76) iniziò un rapido declino del movimento, accompagnato da una mutazione genetica tacita sempre più diretta verso l’arco costituzionale.
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